Gender2

Tra le tante polemiche suscitate dalla recente legge sulla scuola, la 107, una merita particolare attenzione perché frutto di feroci manipolazioni: il presunto obbligo di attivare iniziative formative che promuovano l’omosessualità o cose simili o che siano tese a diffondere modelli di vita che qualcuno bolla come “disordinati” o contrari alla “natura”, tipo strane forme di famiglia,  è del tutto falso.

Il comma suggerisce, molto banalmente, di attivare iniziative che contrastino stereotipi e comportamenti legati al genere.

La questione, pur nella sua complessità, è molto semplice e si può riassumere in due punti:
1. La teoria gender non esiste;
2. Se la sono inventata le frange più oltranziste del mondo cattolico a cominciare dal Pontifico consiglio per la famiglia e spalleggiati da una vasta area di furbacchioni ideologici.  /http://www.familiam.org/famiglia_ita/chi_siamo/00000532_La_Famiglia__prima_scuola_di_umanita__socialita_e_vita_cristiana_.html)
Qualche informazione di dettaglio qui di seguito ripresa da http://www.nextquotidiano.it/il-terribile-video-sulleducazione-gender-a-scuola/

COSA VUOL DIRE GENDER

E allora, per non cascare nelle prossime bufale, ripassiamo, come a scuola, i fondamentali. Gender è la parola inglese per “genere” inteso come genere sessuale. Da circa trent’anni la parola è associata ai Gender Studies ovvero quelli che in italiano vengono chiamati studi di genere. Questi studi mirano a individuare e a spiegare i motivi per cui ad un dato genere (maschile o femminile) vengano attribuiti dei ruoli specifici non strettamente legati alle caratteristiche sessuali (ad esempio perché le donne guadagnano meno degli uomini). Questi studi non hanno prodotto una “teoria unificata” ma assomigliano più ad una costellazione di singole ricerche e modelli scientifici; poi, recentissimamente, qualcuno ha cominciato a dire che invece ci sarebbe stata una teoria unitaria, di cui però gli studiosi non sanno nulla. Non esiste quindi una teoria usata dalle “Lobby Gay” per scardinare l’istituto della famiglia e men che meno insegnare l’omosessualità nelle scuole. Come spiega l’Ordine degli Psicologi del Lazio in questo articolo l’ideologia del Gender è invece una teoria costruita dalle stesse persone che la criticano che hanno l’hanno inventata per avere uno strumento per attaccare le legittime richieste delle persone omosessuali:

Esistono molteplici studi di genere che analizzano come i ruoli attribuiti all’uno o all’altro sesso (maschio/femmina) siano sociali e strettamente legati alla cultura di appartenenza. Altrove, nel mondo, ci sono dipartimenti interi.

Quindi possono variare da paese in paese e anche nello stesso paese nel tempo.

NON esiste teoria che rifiuti la differenza biologica tra maschi e femmine (e non uomini e donne, concetto di genere, non biologico sebbene in parte legato anche a questo ambito).

Né esistono le fantasiose varianti « ideologia del genere », « teoria del genere sessuale », « teoria del genere queer », « ideologia delle femministe del gender ».

Ma come è nata la storiella della fantomatica ideologia Gender? È tutto merito dell’opera di convincimento messa in atto dal Pontificio Consiglio per la Famiglia che già da diversi anni ha iniziato a diffondere l’idea dell’esistenza di un’ideologia «che nega l’importanza della differenza dei sessi e favorisce l’esercizio sterile e ludico della sessualità. Si arriva a considerare la famiglia un residuo storico destinato a scomparire in un prossimo futuro». In un documento intitolato Famiglia, matrimonio e unioni di fatto pubblicato nel 2000 in cui vengono mosse molte critiche al concetto (all’epoca se ne parlava molto) delle unioni di fatto. Nel testo si invitavano i governi a eliminare le leggi a sostegno delle unioni civili delle coppie di fatto la cui equiparazione con le famiglie unite dal matrimonio (religioso). Il documento mira ad avvertire «sui pericoli che scaturirebbero da un tale riconoscimento ed equiparazione per l’identità dell’unione matrimoniale e sul grave deterioramento che ne deriverebbe per la famiglia e per il bene comune della società».

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