Al termine di un seminario, lunedì scorso, dopo i nostri interventi, ho parlato con Galliani, Università di Padova, del noto gruppo di lavoro interministeriale incaricato di concepire la legge per l’apprendimento lungo l’arco della vita e lo stesso Galliani, che del gruppo è membro, mi informa che la denominazione del gruppo e della legge è, all’incirca, “Apprendimento lungo tutto l’arco della vita ed e-learning”.

Nel corso del seminario, Galliani si era più volte espresso in termini negativi contro quella “e” che anteposta a “learning”, aveva causato tanti danni all’uso didattico delle tecnologie distorcendo il focus e promuovendo usi scarsamente utili delle tecnologie per il miglioramento di quella che mi piace chiamare “esperienza di apprendimento”.

Gli esprimo, quindi, il mio stupore per il perdurare dell’uso del termine e-learning e che questo sia, addirittura, il polo di attrazione della nuova legge.

Ragionando sul perchè di questa denominazione, conveniamo che se il mandato ministeriale era quello e con quel termine, non valesse la pena di scompigliare le rappresentazioni dei politici confutando, fin dall’inizio, l’uso di un termine (e di un concetto) fortemente inadeguato.

Conosco le posizioni teoretiche di alcuni dei membri di quel gruppo di lavoro e confido (per quel che vale il mio pensiero) che le soluzioni che saranno identificate sapranno posizionarsi su modalità consapevoli e pedagogicamente fondate dell’uso delle tecnologie.

Tutto ciò premesso, trovo curioso (eufemisticamente parlando), che nel momento in cui viene concepito a livello politico “alto” un approccio organico alla questione del Life Log (io, qui, ci aggiungerei anche “Wide” ad evidenziare che si apprende in tanti luoghi diversi, non solo a scuola) Learning si identifichi nelle tecnologie (con o senza l’approccio e-learning) il perno del cambiamento.

Usi le tecnologie, e tutti possono imparare dove vogliono, quando vogliono, cosa vogliono e come vogliono. E’ così comodo (il tuo corso) che lo puoi prendere anche in tram, come un noto antiacido. Quando si dice, i miracoli del mobile learning!!!

Usi le tecnologie e le persone hanno tutte voglia di imparare e non vedono l’ora di collegarsi ad internet per spegnere la sete di conoscenza che da sempre gli accompagna e che non hanno mai avuto modo di soddisfare perché la scuola era scomoda.

Usi le tecnologie ed i costi della formazione si abbattono decisamente. Un insegnante digitale costa meno dell’insegnante biologico ed un pc lo puoi facilmente rottamare, tanto nessun sindacato lo difende.

Usi le tecnologie ed impari meglio (considerata certa scuola, potrebbe, anche, essere vero).

No, non ci credo.

Le tecnologie, per sé, non risolvono alcun problema se non cambia il modello di scuola che vogliamo promuovere e non ci ri-focalizziamo sull’apprendimento e sulla didattica.

La formazione, a maggior ragione quella “permanente”, deve essere contestualizzata ed utile e non generica ed astratta; deve essere orientata alla soluzione di problemi e non alla ripetizione di informazioni, deve avere un senso “qui ed ora”; non funziona la fideistica affermazione: “la formazione, comunque, serve”.

Credo che tecnologie possano facilitare l’attivazione e la gestione di contesti di apprendimento che facciano leva sulle modalità “naturali” di apprendimento (Roger Schanck), su come le persone, specie gli adulti, ma non solo, apprendono, cioè, svolgendo attività, affrontando problemi, cercando aiuto da altri, riflettendo anche sui propri errori, dall’esperienza propria e di altri …..

Se, però, crediamo che le persone possano imparare dalle tecnologie (David Jonassen), siamo fuori strada, non imparano, neppure dall’insegnante (sempre Jonassen).

Le tecnologie sono un partner (come lo è anche l’insegnante): si impara con le tecnologie come si impara con l’insegnante (sempre ed ancora Jonassen).

Be the first to like.

Un pensiero su “E’ così comodo (il tuo corso) che lo puoi prendere anche in tram”
  1. Ahi, ahi, le donne, i cavalier, l’arte, gli amori, l’e-tecnologie e lo apprendimento delli allievi tutti…..

    Rispondo a questo post perchè m’ha colpito l’accostamento, pertinente ma inusuale (!), tra tutto ciò che sta sotto la cappa della definizione very wide di e-learning e l’apprendimento.

    Ho insegnato per vent’anni, spaziando dalla formazione professionale ai master; da altrettanti mi occupo di tecnologie per la didattica e ciò mi diverte parecchio. Sviluppo LMS per passione, implemento sistemi formativi per professione, continuo ad insegnare per necessità (di sapere sempre di cosa stiamo parlando).

    Partecipo quando posso ai grandi eventi sulla didattica con le tecnologie; mi sembra spesso di uscirne con un pugno di mosche, pur intravedendo ogni volta grandi possibilità.

    Alla conferenza stampa di chiusura del TED è stato chiesto dall’unico (!) giornalista il perchè dell’obsolescenza del glorioso learning object; nella risposta Mirella Schaerf (CNIPA) ha (anche) citato la piattaforma come ‘commodity’ e non più centro di gravità permanente del sistema formativo.

    Da un pezzo i finanziamenti europei non si occupano più di tecnologie: abbiamo fin troppe piattaforme.

    Ancora un pezzetto di legna nel fuoco, poi mi lancio in un tentativo di analisi: il TED era sicuramente in tono minore rispetto ad altre edizioni, la ‘moda’ dell’e-learning è sicuramente passata.

    Ecco le conclusioni che ne traggo:
    1)Non c’è trippa per gatti. L’e-learning non ha mercato, per questo i grandi editori lo hanno abbandonato in posizione marginale. Non c’è (più) profumo di soldi dietro alle piattaforme (open source!!!), ai learning objects, alle repository, ai sistemi autore; c’è solo quella vecchia e stantia cosa che si chiama didattica, apprendimento, passione per la docenza, uso di mezzi nuovi per suscitare interessi, veicolare conoscenze, appassionare alla discussione. No money, no party.
    2)Non ci resta che l’elettroshok per convincere chi insegna. L’uso delle tecnologie per l’apprendimento ha una importanza fondamentale per il docente. Non marginale: ricordo che il docente è colui che insegna, provoca apprendimento, è appassionato alla crescita dei discenti, ha a cuore il proprio sviluppo professionale, non vede l’ora che esca una nuova tecnologia per studiarla ed applicarla alla didattica per meglio fare il proprio mestiere; in poche parole, è un professionista dell’apprendimento, esperto di informazione, immerso nell’ambiente (anche tecnologico) che lo circonda. Non si può insegnare senza conoscere, bene, il modo con cui le informazioni circolano. E’ colpa grave e mancanza professionale non utilizzare gli strumenti facilmente a disposizione per massimizzare l’apprendimento dei propri allievi.
    3)Capitano! Mio capitano! La scuola! La scuola! La s-c-u-o-l-a!!!! Non ha senso che una istituzione didattica (scuola, università, centro di formazione) ‘adotti’ una piattaforma di formazione tecnologica (LMS). Una istituzione didattica è un sistema di formazione che usa (anche) la tecnologia per raggiungere i propri obbiettivi di apprendimento. E’ compito del gruppo docente e di chi lo capitana muoversi alla ricerca della soluzione tecnologica migliore per ottenere quanto il piano educativo prevede: non da tecnici programmatori, ma da esperti di didattica che sanno cosa vogliono dal sistema. Il tecnico dovrà mettersi a disposizione per adattare una piattaforma open source o acquistare la più adatta delle piattaforme a pagamento: il fine è quello di ottenere un sistema su misura per la specifica realtà docente, con margini di adattabilità per le singole realtà formative (di classe in classe), suscettibile nel tempo di revisioni e di messe a punto definite dal gruppo docente.
    4)Toh, c’è qualcosa di nuovo…. ancora? Non facciamoci passare sulla testa tutto il cosidetto web 2.0; Sì, la definizione è infelice; ma i nuovi paradigmi di partecipazione e interazione via web non possono essere presi sottogamba da chi si occupa di formazione. Allo stesso tempo, non è tutto oro quello che blogga o… wikeggia, ne è più bianco con Ajax (chi ha browser per intendere intenda).
    5)Lavorare! Il docente deve diventare produttore di materiali didattici e metterli a disposizione degli allievi. Non sono più i tempi dell’informatica per iniziati: i sistemi oggi sono semplici e non costa grande sforzo mettere per scritto o per slide i concetti principali per l’insegnamento, in modo da presentarli in modo strutturato; che poi vedano la luce in un blog, in una presentazione, in un gruppo di discussione, in un podcast o in qualsiasi altro mezzo che ne fissi lo stato e che li metta a disposizione degli utenti-allievi è passo indispensabile per evolvere la didattica. I materiali prodotti devono essere condivisi: in questo caso lo sforzo deve essere effettuato a livello di coordinamento, per far sì che i materiali creati siano messi in circolo. La creazione deve avvenire con licenze creative commons che garantiscano sia l’autore che i materiali stessi. Creare questo tipo di oggetti fa parte del lavoro del docente. Non ho visto, tra i docenti partecipanti al TED, posizioni vicine a questa considerazione.
    6)Il docente è il centro del sistema. A lui vanno destinate tutte le attenzioni, su di lui concentrate le richieste. Non è pensabile una soluzione che unica a livello centrale (vedi sistema di formazione permanente del ministero del lavoro) possa soddisfare alle richieste di formazione; l’interazione personale, la cura dell’allievo, la professionalità della didattica non possono che essere il perno attorno al quale ruota qualsiasi sistema formativo che abbia un senso, cioè che provochi apprendimento.

    Si è diffusa la notizia che un coetaneo di Napoleone ha trovato la macchina del tempo ed è stato catapultato nel 2006 dalle nostre parti. Si dice che si sia molto stupito delle tecnologie dell’informazione, è stato fortemente colpito, spaventato ed atterrito da quanto abbiamo oggi a disposizione. Le autorità consigliano, in caso lo troviate, di aiutarlo a calmarsi, portandolo in una scuola: troverà banchi, lavagne, libri, quaderni, un docente che parla dalla cattedra, studenti che prendono appunti; con un ambiente così consono al suo tempo si rilasserà e starà subito meglio.

    😉

    Italo Losero

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