Un intervento, quello di Paolo Frignani, Università di Ferrara, che mi ha provocato non pochi “conflitti cognitivi”, apparentemente tra parti del suo stesso discorso, forse tra la mia capacità di comprenderne interamente i concetti e le loro connessioni.
Il tema è quello del rapporto, nell’e-learning tra tecnologie e metodologie.
Una linea (di coerenza), che mi pare di aver colto, è quella riconducibile alla sua valutazione che l’e-learning ha spesso navigato a vista e che non ha mantenuto le sue promesse tanto che qualcosa (nel caso, l’e-learning 2.0) dovrebbe liberare l’apprendimento dalla tirannia delle tecnologie, come il web 2.0, pare, abbia liberato il web stesso.
Un pensiero, quindi, che va nella direzione dell’invocazione di un profondo cambiamento nel modo di concepire e realizzare l’uso didattico delle tecnologie.
Frignani auspica l’abbandono delle piattaforme (ritenute strumenti che ingessano i percorsi dell’apprendimento) a favore di PLE (Personal Learning Environment) o, di concettualizzazioni più ampie, nel solco dell’epistemologia costruttivista e socio-costruttivista, di “ambiente di ambiente di apprendimento.
Sul piano concettuale, lo spostamento potrebbe essere avvenire dal cognitivismo e dal socio-costruttvismo al costruzionismo (Papert). I nuovi concetti guida dovrebbero essere le “comunità di pratica”, la costruzione sociale di conoscenza in ambienti aperti e controllati dalla persona che apprende, di ambienti orientati al problem solving ….
Il citato “conflitto cognitivo” mi si ingenera quanto, ad esemplificazione di tale, più che condivisibile, concettualizzazazione, vengono proposte soluzioni che ruotano attorno ai Learning Object (in precedenza rigettati affermando che chi in precedenza ha fatto business con lo sviluppo di contenuti strutturati e sequenzializzati secondo l’approccio “Learning Object”, non lo potrà più fare e dovrà modificare il proprio modello di business), di moduli (tecnologici) funzionali che, sviluppati sulla base di ben precisi protocolli tecnologici di web services, consentano il trasferimento di dati tra un modulo e l’altro.
Il già citato “conflitto” sia acuisce quando questi concetti sono dichiarati intimamente connessi con approcci per “problem solving” e “mappe mentali”.
Credo che per risolvere questo “conflitto” e, finalmente, apprendere (come diceva Piaget, se non erro) mi dovrò riascoltare l’intervento, dato che tutte le “plenarie” sono disponibili in streaming audio-video dal portale dell’evento (anche per questo un nuovo e sincero ringraziamento a Tommaso Minerva ed al suo efficientissimo team).