Una sequenza di forte carica emotiva presente nel discorso del Ministro Fioroni fatto il 3 aprile alla presentazione del documento “Cultura, Scuola, Persona”.

Il preside di un liceo americano sopravvissuto alla Shoah scriveva ogni anno ai suoi insegnanti:
“Caro professore,
sono un sopravvissuto di un campo di concentramento. I miei occhi hanno visto ciò che nessun essere umano dovrebbe mai vedere:
camere a gas costruite da ingegneri istruiti;
bambini uccisi con veleni da medici ben formati;
lattanti uccisi da infermiere provette;
donne e bambini uccisi e bruciati da diplomati di scuole superiori e università.
Diffido- quindi- dell’educazione.
La mia richiesta è: aiutate i vostri allievi a diventare esseri umani. I vostri sforzi non devono mai produrre dei mostri educati, degli psicopatici qualificati, degli Eichmann istruiti.
La lettura, la scrittura, l’aritmetica non sono importanti se non servono a rendere i nostri figli più umani”.

Al di là dell’emozione che questo passaggio può suscitare, sono portato riflettere sul senso profondo dell’educazione che non è solo tecnicalità, competenza. E’ qualcosa di intangibile, difficile da promuovere ma, come ben evidenzia il passaggio della lettera del vecchio preside, essenziale per non formare “mostri”, in tutti i sensi.

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