E’ con questa provocazione che un amico e collega mi accoglie dopo aver letto le mie note da Napoli, tanto intrise di web 2.0.

Mi domanda se sono certo che anche le applicazioni 2.0 non siano una bufala come si è rivelato essere un certo approccio all’uso didattico delle tecnologie (vedi l’e-learning basato sui famigerati LO. Avete visto al proposito quanto dice Duval, uno che aveva fatto dei metadati una ragione di vita?).

L’amico mi obbliga a riflettere anche quando non ne ho voglia. Quindi, lo faccio.

Sono evidenti alcune cose.

Primo: il web 2.0 è certamente un fenomeno di moda e come tale tutti si sentono obbligati a parlarne, per non essere tagliati fuori, per metterci il proprio cappello, per …… Come in tutti i fenomeni di moda che diventano di massa, troviamo chi ne parla proposito e che lo fa a sproposito. Chi con competenza, chi con enorme incompetenza; chi con convinzione e chi perché “bisogna”.

Secondo: è altrettanto vero che gli strumenti del web 2.0 sono, come potremo dire, cognitivamente ergonomici. Nel senso che sono fatti a misura delle abitudini “naturali” delle persone quando devono apprendere qualcosa (informarsi, chiedere ad altri, condividere, partecipare a comunità, …..).

Terzo, è ancor di più vero che al grande uso del web 2.0 che viene fatto in modo informale (quello che tutti conosciamo) non corrisponde un uso significativo nei percorsi formativi strutturati e formali. Ma qui potremo essere nell’atavico ritardo con cui reagiscono i sistemi educativi.

Aspettiamo, quindi, che le acque si plachino e che parla (più che “usa”) di web 2.0 … per vedere l’effetto che fa ritorni alle sue pratiche abituali. Solo allora ne vedremo la reale portata.

Ma, cosa più importante, per evitare una nuova bufala non dovremo commettere l’errore più volta fatto: parlare tanto dello strumento dimenticando di domandarci perché lo usiamo e di trovare delle risposte. Solo con la chiarezza del problema da affrontare potremo dare un senso allo strumento.

Diversamente, la bufala si dispiegherà in tutta la sua possenza e ci troveremo ad avere una soluzione alla ricerca del problema, una risposta alla ricerca della domanda.

Quindi, pedagogisti e didattici, facciamoci sotto e non lasciamo il campo agli informatici che, per loro natura e competenza, non vedono altro che gli strumenti. Sentite grazie, comunque, agli informatici per aver “inventato” gli strumenti ed ancor più grazie agli informatici che ne capiscono di apprendimento e di didattica.

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13 pensiero su “La bufala del web 2.0”
  1. Mi sembra particolarmente azzeccato l’appello finale.
    E a questo proposito mi sembra interessante tenere in considerazione e valutare attentamente il contributo che la rigorosa comunità scientifica del CSCL si appresta a darci anche su queste tematiche nella ormai prossima conferenza CSCL 2007.
    Di certo una valida occasione per cominciare finalmente a separare il grano dal loglio…

  2. Se vai alla Conferenza, facci sapere quali idee e riflessioni vengono portate

  3. La conferenza si svolge negli Stati Uniti (New Jersey): dunque nessuna possibilità di partecipazione (almeno per me).
    Purtroppo, poi, nessuna Università italiana sarà presente (molte le presenze, invece, di quelle europee).
    Nella precedente conferenza (Taipei, Taiwan 2005) erano stati pubblicati i draft dei lavori, stavolta, invece, sul sito ci sono solo gli abstract.
    Mi sa che bisognerà aspettare (e acquistare) la pubblicazione dei proceedings.

  4. Non credo che il web 2 possa rivelarsi una bufala sul terreno dell’apprendimento per il semplice motivo che per la scuola il web 2 non esiste (ho articolato la riflessione in un microscopico post…)

  5. Pedagogisti e didattici .. posso cercare di dire la mia?
    Non so niente del vostro mestiere .. e al mestiere che ho fatto nella mia vita lavorativa ci sono arrivato .. per caso .. senza alcun intervento di rappresentanti della vostra specializzazione.
    Vorrei ritentare un paragone .. che probabilmente mi viene male tutte le volte che ci provo .. chissà che non mi diate una mano a esprimerlo fino in fondo .. per capire che tipo di relazione stabilire con gli informatici sul tema Web .. 2.0 e versioni seguenti.
    In termini di potenza “relazionale” il Web di oggi mi sembra paragonabile alla potenza “di calcolo” dei super calcolatori di 40 anni fa.
    Allora però pochissime persone sapevano cosa fosse un calcolatore .. mentre oggi tutti sanno cosa è il Web.
    Allora gli informatici facevano il loro mestiere .. più o meno come lo fanno oggi ..
    Nei 40 anni che sono trascorsi l’informatica si è evoluta grazie al fatto che gli informatici hanno potuto mantenere un rapporto “privilegiato” con le loro invenzioni .. hanno potuto essere “utenti” .. non “clienti / consumatori” .. d’informatica.
    La conoscenza che oggi le persone “non adette ai lavori” hanno del Web si è invece sviluppata come risultato di un loro rapporto con l’informatica esclusivamente “da consumatori”.
    Si potrebbe dire che gli informatici (“nerd” o “geek”) .. con le loro invenzioni .. si stanno “parlando addosso” .. inventano cose che servono solo all’uso che loro “pensano” si potrebbe farne .. prima che i loro “non utenti” le abbiano potute chiedere .. Mi spiego?
    Il mestiere che io sono arrivato a fare “per caso” .. una quarantina d’anni fa .. si chiamava “supporto utenti” .. facevo da ponte tra i “non informatici e gli informatici”.
    Purtroppo quel mestiere “estemporaneo” non è mai arrivato a diventare un mestiere pubblicamente riconosciuto; si è deformato in un “Servizio clienti” che non assomiglia per niente a un’interfaccia comunicativa tra utenti e informatici.
    I luoghi in cui il “supporto utenti” esiste ancora sono comunità di utenti che il supporto se lo gestiscono loro .. non se lo fanno erogare come servizio clienti dai fornitori d’informatica .. (che sia per questo che il Web lo ha inventato una comunità di utenti ??)
    Mi fermo qui .. forse ho già detto abbastanza per farmi mettere a tacere .. e comunque non saprei come continuare .. certamente non saprei farlo in commento a un post.
    Spero di aver detto qualcosa di sensato 🙂

  6. Cose sensate le hai certamente dette esprimendo un pensiero da “informatico attento”. Lungi da me il disconoscere il contributo degli informatici.
    Il mio richiamo a pedagogisti e didattici è relativo all’USO che dell’informatica si fa in ambiti educativi.
    Credo che i processi di apprendimento abbiano una loro specificità e che ci possano essere delle persone “competenti” a fare questo. Io spero di essere tra questi. Conosco parecchi informatici che capiscono di pedagogia e didattica. Conosco informatici che avendo sviluppato parecchie presentazioni di musei e di zone turistiche si sono messi a sviluppare “prodotti” didattici come fossero la stessa cosa.
    Tutto qua il mio pensiero, sperando di non aver offeso nessun informatico.

  7. Gianni però devi ammettere che l’effetto contaminazione del 2.0 allarga i potenziali target e non è poco!
    Prima del 2.0 diffondere cultura era un impresa. Ora il mainstream è in piena!
    Quindi io la vedo positiva.
    Non dimentichiamo che uno degli assi del 2.0 è la epartecipation e questo non fa che bene all’apprendimento.
    Ciao

  8. Ne sono assolutamente certo. Quello che ho voluto evidenziare è che un po’ di attenzione critica non fa male e che dobbiamo avere chiaro il “perchè” lo facciamo e non ci innamoriamo degli strumenti.

  9. Vorrei aggiungere una cosa che forse a Gianni è sfuggita: non mi considero un “informatico”, quindi non posso sentirmi “offeso” da nessuna opinione sugli informatici ..
    La mia “attenzione” nasce dalla convinzione personale (ancora in attesa di convalida) che debba esserci un ruolo professionale intermedio .. tra “informatici” e “utenti d’informatica” .. non ancora materializzato fuori dalle ormai consolidate comunità di utenti (come il mitico CERN) ..
    La funzione di quel ruolo professionale “mancante” .. per spiegarla in modo intuitivo .. la paragonerei a quella di un AIRBAG .. posto tra il volante e il guidatore di un auto ..
    Nella mia “povera” immaginazione .. duramente provata da frequenti scontri frontali con categorie professionali “consolidate” o “ben radicate” .. AIRBAG potrebbe essere l’acronimo di un progetto .. “Acquisire e Integrare Risorse per Business Abilitati a Gestirle” oppure “Acquiring and Integrating Resources for Business enAbled to manaGe them” ..
    Definisco “povera” la mia immaginazione perché qualcosa di alternativo .. o convalide .. non ne ho ancora ricevute ..
    Qualcuno offre di più o .. di meglio ?

  10. DIMENTICAVO: la metafora dell’AIRBAG ha un grosso limite .. l’airbag lo installa il venditore ed è diventato un accessorio obbligatorio …
    Nel caso dell’utente d’informatica la funzione di Airbag .. che dovrebbe garantire soprattutto la condivisione della conoscenza tra i memebri di una comunità .. deve essere voluta e realizzata dal “lato utente” .. se no diventa un banale “supporto clienti”

  11. Buona la metafora dell’airbag; dato che stimoli ulteriori produzioni di metafore, mi viene in mente quella del catalizzatore che, se non ricordo male dalle mie escursioni tecnico-scientifiche, dovrebbe essere quell’agente che non partecipa al processo ma lo facilita. Una cavolata?

  12. Arrivata per caso al blog, sto leggendo post e commenti. Nella mia ricerca di auto-trasformazione da colei che sa (qualcosa…) a colei che pratica con gli alunni, mi sarà molto utile tornare, rileggere, provare. Grazie….
    Giuly

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