Così ne L’espresso n. 22 del 7 giugno a pag. 189 veniamo definiti noi blogger, noi utilizzatori più o meno accaniti del web 2.0.L’espressione è ripresa dall’ultimo libro di Andrew Keen atteso in libreria negli States a giugno (Su Amazon lo ho visto già in vendita) The culture of amateur. How today’s Internet is killing our culture and assaulting our economy.
Può essere.
Per quel che mi riguarda e da quel che vedo, un po’ di narcisismo c’è di sicuro. Ma si tratta di un narcisismo innocuo. A me fa piacere sapere che qualche decina di colleghi guarda ogni giorno quello che scrivo, ma anch’io quotidianamente guardo quello che altri scrivono e qualcosa imparo da loro.
Credo che non ci sia nulla di male ad esprimere pubblicamente le proprie idee. Mentre scrivi, rifletti ed impari; se qualcuno replica e magari confuta quello che scrivi, impari ancora di più.
Come già detto, per me il blog è un reflective journal condiviso.
Riguardo ai così detti esperti, ci sarebbe molto da ridire. Non ci sono dubbi che molti riconosciuti come tali lo siano veramente (io stesso ho venerazione scientifica e professionale per molte persone), ma è vero, anche, che molti di quelli che scrivono libri, discettano a convegni essendone invited speakers, sono a capo di associazioni ed istituzioni, sono solo dei tromboni che stanno al loro posto solo in virtù di giochi di potere e per essersi costruita una propria mafietta, anche se si dicono al servizio di una giusta causa (la loro).
E’ altrettanto certo che questa sovrabbondanza di informatori e di informazioni obbliga tutti noi ad esercitare maggiormente il senso critico, ad avere una opinione personale, a credere di meno. Ma non mi pare sia, questo, un male.
Quindi, diffidiamo pure dei blogger e prendiamo con leggerezza le loro performance, ma diffidiamo anche di tanti sedicenti esperti. Non so da che parte stia il sapere debole.
Quanto a Keen, noto blogger e multi-presente nel web 2.0, leggerò il suo libro e se qualcosa mi farà riflettere, lo ringrazierò.
Essendo abbonato – anche – all’Espresso, mi sono ritagliato l’articolo – lo faccio sempre per gli articoli che in qualche modo “ci” riguardano – e mi ero ripromesso di ricamarci sopra da blogger dilettante appena avessi terminato il tormentone delle funzioni strumentali… Mi hai brillantemente preceduto. Ne approfitto per farti i complimenti per il nuovo ambiente, anche se mi intimidisce un po’ per la profondità dell’approccio. Grazie comunque: sei una fonte di aggiornamento perenne (Life Long Learning!!!).
Non vorrei averti rovinato il piacere di fare un tuo post sul libro e non vorrei aver privato noi tutti, tuoi lettori, di leggerlo. Scrivi anche to e discutiamone con un divertente palleggio tra blog.
Sulla “profondità” hai ragione. Forse sono io a contraddirmi: dico di prendere i blog con leggerezza, poi vado sul pesante. Ci devo riflettere sopra
L’elite delle menti fine, dei critichi arguti, dei supremi sarcedoti del sapere, con i blog stanno prendendo più colpi della pentolaccia.
Tutti hanno uno strumento di egual potenza, dove la scampa realmente sono l’acutezza mentale.
Il nozionismo, infine, con internet è diventato quello che deve essere: una cazzata, e non fatto passare per “cultura”.
“Se c’è vita in rete è nei blog”, ed è una verità.
Come è vero che ci sono blog di amatori che saprebbero fare meglio il mio lavoro, ma non per questo dico che siano pressapochisti.
Dietro quelle dichiarazioni, te lo dico io, c’è solo un gran buciore di culo.
Ed è la coda di paglia.
Credo che, cazzate o non cazzate, nei blog esprimiamo il nostro pensiero e ce ne facciamo carico. Se è questo che va confutato, si faccia pure. Se un blog non interessa, lo si lasci perdere ma non si spari a zero. Nessuno ha la pretesa, non io, almeno, di dire la vera verità, ma solo la pretesa di esprime il proprio pensiero e di confrontarlo con chi ci sta.