In pieno delirio di onnipotenza, novello Adorno alla polenta e salsicce, mi avventuro in ardite analisi del fenomeno blogging, in particolare dei “contatti” – e lo faccio considerando anche la mia piccola esperienza di tenutario di un blog “serio” (questo, spero) e di uno “stupido” (una banale area di condivisione di un esperienza – foto e ricette di cucina – all’interno del nostro gruppo dei partecipanti). Sarà dialettica negativa?

Cosa ho notato:

  • molti, tanti contatti sono casuali nel senso che la gente capita lì mentre cerca altro, si sofferma giusto il tempo di rendersi conto di dove sia capitata e se va; Che valore hanno questi contatti?
  • altri si soffermano solo pochi secondi, neanche il tempo di una lettura veloce dell’ultimo post. Curiosi?
  • pochi, pochissimi commentano. Dove è la “condivisione” tanto conclamata come chiave del successo del 2.0?
  • tanti post sono “ruffiani”, dal titolo al contenuto. Sono fatti solo per far mandare avanti il contatore
  • molti blog sono davvero “professionali”, nel senso che sanno attivare tutti i possibili mezzi e mezzucci per attrarre visitatori. Modello “carta moschicida”.
  • in alcuni blog, tra tono/contenuto del post e dei commenti, si crea un clima da “quattro chiacchiere al mercato”. Un bel modo per passare il tempo ed allargare la piazza del mercato.

Che dire? Benedetti motori di ricerca, benedetto tagging, cibi del nostro narcisismo! (PS: perché non fare di Technorati il santo protettore dei blogger? San Technorati, non suona male. Qualcuno preferirebbe San Google? San Tag?)

Fin qui gli aspetti deteriori, piccoli vizi di blog “seri”, nel DNA dei vari Blovella 2000, spesso tali a dispetto dei loro autori.

Non mi soffermo sui tanti blog seri,

  • dove trovi competenza, informazioni, stimoli, provocazioni,
  • dove con tanta fatica e tanto tempo un po’ alla volta si costruisce una autentica rete di interessi;
  • blog che sono punti, (puntini?) di riferimento o nodi di una rete per una tematica;
  • blog tra i quali ci si rimpalla una questione anche con punti di vista assai diversi;
  • blog che generano idee in chi li scrive ed in chi li legge.

Ciò che mi fa soffrire (si fa per dire; godo in ottima salute e peso) non sono tanto le piccinerie presenti nel nostro mondo (sono lo specchio della vita reale; il blogger non è ne peggio ne meglio di un non-blogger), quanto la “solitudine” in mezzo alla folla del blogger: i tanti contati ed i pochi commenti, le poche relazioni che si generano anche tra persone che apprezzano il tuo blog. Forse è questione di tempo ed il blog diventerà realmente una ulteriore occasione per stabilire relazioni personali e professionali. Mi conforta la sensazione che qualcosa stia crescendo.

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10 pensiero su “Fenomenologia del blogging”
  1. Sarà perchè piove a dirotto da ore, ma questo tuo post mi mette un magone incredibile.

  2. …. coraggio! Si chiude con un messaggio positivo e di speranza. Per il resto è solo realtà

  3. Caro Gianni, continuo a ..desiderare di avere scritto io certi tuoi post :-), per dire quanto li condivido!
    Per quanto riguarda il blogipsismo 😉 vorrei ricordare la questione linguistica, che credo non debba essere sottovalutata. In fin di conti noi scriviamo in italiano e questo limita di molto la possibilità di partecipare alla “discussione globale” che è invece, ovviamente, in inglese. Avevo già riflettuto su questo in un mio vecchio post

  4. Ciao davvero un’ottima inquadratura dei blog attuali 😀

    Per discutere un punto in particolare penso che chiunque voglia che gli utenti tornino nel proprio blog e cercano così di creare una rete interna di collegamenti correlati, tag e cos’altro.
    I titoloni sono una cosa importata dalla carta stampata, ne è cambiato soltanto il mezzo di veicolazione.
    Penso che a te faccia piacere se gli utenti sottoscrivano il feed rss e ritornino a commentare con frequenza i tuoi post, o perlomeno, sicuramente fa molto piacere a me.
    Solo così il blogger,scrittore, giornalista o chi altro si sentirà motivato a continuare la sua avventura 😀

  5. Ancora una volta hai iniziato un dibattito intrigante e – finalmente – una delle poche riflessioni non patinate sul blogging. Buona vita.

  6. Antonio: la lingua in cui bloghiamo. Credo che molte delle cose anche intelligenti che diciamo nei nostri blog altrettanto intelligenti 🙂 non sarebbero tali se dette in un contesto “globale”. Mi pare che qui da noi siano necessari ed utili discorsi quasi di base. Riflessioni più articolate le faremo in inglese e nei blog eccellenti di tantissimi colleghi anglofoni. Questa è la risposta che mi sono dato. Per troppo tempo ho prestato attenzione quasi esclusivamente all’estero (e credo di aver imparato tanto) ma mi sono accorto di aver perso di vista il nostro orticello tricolore. Dato che vivo, lavoro e guadagno qui ….

    Mario, i tuoi commenti mi fanno alzare troppo la cresta. Ma spero di non fare chicciricchì ….

  7. Ho provato ad offrirmi come cavia per questo processo al blogging… ne è uscita una elocubrazione troppo lunga per un commento: ne ho fatto dunque un post … Buona vita.

  8. Ciao Gianni.
    Lo sai che è da poco che ti leggo, e …vado a frugare giù giù….
    Questo post (dapprima ho letto il “non post” via feed), mi fa davvero piacere leggerlo.
    Proprio in questi gg facevo fra me e me le stesse tue considerazioni: le umane miserie del mondo blog, le contraddizioni di chi decanta condivisioni, collaborazioni, “cooperazioni … co-…… e hai più la sensazione di uno “sgomitare” … di un “ohcomesonobravoio”. Vabbèh, umane miserie! 🙂
    Poi, quanto sono in sintonia…: “la “solitudine” in mezzo alla folla del blogger: i tanti contatti ed i pochi commenti….”. Verissimo! E allora cerchi di vedere come funziona, e rischi di farti trascinare ancora di più in quella “solitudine”, provando a “contattare”. Piano piano distingui poi quali sono i contatti più veri, quelli per cui vale la pena non eliminare il Feed! 🙂
    Sono contenta di aver contattato te!:-) 🙂
    Mi pare diverso….
    ciao.
    grazie per l’occasione offertami, di …sfogo!

  9. Non mi pare uno sfogo, ma un pensiero, forse amaro. Sono molto felice di “condividere” un pensiero ed un atteggiamento verso un ambiente, quello dei blogger, che, tutto sommato non è male; forse un tantino meglio del mondo reale. Andiamo avanti per la nostra strada.

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