La multimedialità (non il semplice accostamento di codici diversi ma l’evolvere di forme complesse multicodice, nate dalla convergenza al digitale) si presenta in due modi fortemente polarizzati: specialistico, professionale e spontaneistico, “selvaggio”.
Parlare di multimedialità sostenibile significa provare a colmare questo divario.
Il problema non è solo tecnologico, è anche e soprattutto un problema sociale e culturale.
Il processo di recupero della tecnologia all’interno delle coordinate sociali e culturali sono stati definiti come processi di domesticazione (il riferimento è a La domesticazione del pensiero selvaggio, di Jack Goody ed al’alfabetizzazione selvaggia Media Studies di Roger Silverstone.
Domesticazione nel contesto tecno-culturale significa, per Lughi, l’acquisizione profonda della tecnologia, suo innervamento nei quadri cognitivi delle persone come nel vissuto e nelle dinamiche interpersonali di ogni giorno.
La sua conclusione è che le agenzie di socializzazione (famiglia, scuola, istituzioni, ecc.) si trovano davanti al compito di dare indicazioni su questi processi di acquisizione e introiezione. Si tratta oggi di estendere le problematiche della media literacy e della media education, tipiche dell’età dei mass media, anche alla dimensione multimediale.
Un quadro culturale ineccepibile su cui attivare l’università in modo accorto. Lughi, infatti afferma che ………. puntare in questa direzione non significa abbracciare l’ipotesi di un superamento della scrittura come strumento principe della trasmissione e riproduzione culturale. ………….ed occorre fare attenzione, in questa transizione, alle forme di sapere che stiamo perdendo.
Segnaliamo che sul nostro blog abbiamo inserito un articolo sulla multimedialita’ nella didattica delle scienze nella scuola secondaria inferiore, scritto direttamente da un insegnante.
Mi piace questa analisi e mi piacciono anche le perplessità attente che induce.
Sono contenta che gli studiosi del settore si accostino con questo spirito a sentieri mentali più modesti, quali quelli che io percorro spesso in solitaria, per porsi il problema: attenzione a quello che stiamo perdendo.