Strane coincidenze. Girovagando tra i blog che mi onorano di un inserimento nel loro blogroll, mi imbatto in Liberi dalla forma, il primo blog neo-futurista e neo-umanista come lo definisce l’autore, Antonio Saccoccio.

La mia attenzione è attirata da un post (che non riesco a linkare ma è del 29 gennaio, cercatelo) in cui cita un brano di Giovanni Papini del 1914 (si, uno, nove, uno, quattro) dal titolo “Chiudiamo la scuola” in cui si ritrovano, poveri noi!!!, molte delle considerazioni che ancora oggi facciamo della scuola, sull’inadeguatezza della didattica trasmissiva e della necessità di favorire maggiormente lo sviluppo creativo degli studenti.

In altro post, il Nostro (Antonio) afferma di non condividere l’esortazione di Papini di chiudere le scuole. Ricordo che una affermazione simile la ha fatta Jonassen a commento, da me sollecitato, del PISA. Passano gli anni, diversi sono i riferimenti culturali (Jonassen è un democratico – nel senso USA – e progressista), ma i problemi sono sempre gli stressi.

Qualcosa vorrà pur dire …..

Mi piacciono alcune riflessioni di Antonio anche se non mi sento di condividere quella che mi pare la essere la sua matrice culturale mirabilmente espressa in questo passaggio:

Oggi gli insegnanti netfuturisti, consapevoli dei danni causati dal modello scolastico gerarchico-trasmissivo, intraprendono una decisa battaglia per dare la sveglia all’intera categoria. Essere ribelli oggi è un dovere per un insegnante italiano. Essere ribelli ed insegnare ai loro studenti ad essere ribelli e non servi del potere.

A noi!!!

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7 pensiero su “Chiudiamo la scuola”
  1. Ciao Gianni, grazie per il post.
    Ho letto più di una volta il tuo blog, che ritengo molto interessante.

    Solo una cosa. Non cadere anche tu nella trappola del futurismo = chissà cosa (ti rimando alla risposta che ti ho lasciato sul mio blog). Probabilmente io non ho una “matrice culturale” differente dalla tua. Non chiudiamoci in vecchi schemi e confrontiamoci sui temi che ci uniscono. 😉

    Dal futurismo è partita l’unica autentica rivoluzione culturale del Novecento. Solo nel ’68 si fece qualcosa di analogo.
    E infatti anche in quel caso fu la scuola ad essere presa di mira.
    Per questo oggi il netfuturismo riparte dalla scuola (e contemporaneamente dai media e dall’arte).
    Ti invito a dare un’occhiata al nostro GSPPN Scuola Futura.

    http://www.neofuturismo.it/scuola_futura.php

    un saluto e a presto

    Antonio

  2. ciao Gianni,
    e Antonio (conosco Liberi dalla forma e avevo letto il post e il brano di Papini…ahinoi!)
    Quanto a ribellarsi, “dare la sveglia alla categoria”…
    che impresa ardua è. Come ci si sente soli!
    Fresca di consigli di classe, di scrutini: didattica trasmissiva allo stato puro, valutazioni basate esclusivamente sugli apprendimenti all’insegna del bla bla bla! Un accontentarsi di ….niente.
    Nessuna considerazione sulle abilità, sulle competenze, sulla partecipazione attiva….
    Sviluppo creativo? Costruttivismo?
    Concetti totalmente ignorati….
    Che tristezza e, se ti “ribelli”: “insomma, mica possiamo stare qua tutta la sera….”
    Che tristezza, poveri ragazzi!
    Ah, non resta che dedicarsi ad essi e, anche se piccoli, provare in qualche modo a farli “reagire”!

  3. Antonio, grazie per la precisazione sull’orientamento culturale del futurismo.

    Giovanna, a sentire – e vedere cosa fate ed in quali condizioni lo fate – te e tanti (non tantissimi) tuoi colleghi mi viene da dire che la scuola (intesa come istituzione) non vi merita

  4. Giovanna, Gianni,
    non si può, non si deve mollare.

    Io ho previsto che se entro 4-5 anni le cose non cambieranno, i ragazzi ci rideranno in faccia (già c’è chi lo fa in qualche caso).

    E avranno – diciamolo pure – ragione.

    Dovrebbero, è vero, disprezzare la nostra classe politica, prima ancora degli insegnanti.
    Ma, si sa, a quell’età non si fanno ancora certe distinzioni e analisi accurate.

    Dobbiamo abituare i ragazzi al pensiero critico. Una pagina in più di storia non ha mai reso nessuno stupido o intelligente. Chi ancora si affanna tanto per “finire i programmi” non si rende conto di quanto il suo lavoro quantitativo-ripetitivo sia perfettamente inutile per la formazione di un giovane.

    Siamo noi l’avanguardia del paese. Tutto ripartirà se ripartirà la scuola.

    AD FUTURUM

  5. …che siamo l’avanguardia (come persone che stanno nel sistema “scuola”) non mi azzarderei a dirlo. Che tutto riparta se ripartirà la scuola, si
    Ciao

  6. Il rischio che i ragazzi si mettano a ridere c’è. Sempre che la diseducazione e il rattrapimento delle facoltà intellettive (indotto anche da queli che Antonio definisce gli old media) non si diffonda ulteriormente rendendoli sempre più insofferenti, ma incapaci di reazioni.

  7. Hai perfettamente ragione, Mariaserena, ma mi domando se noi insegnanti non possiamo fare proprio nulla per fronteggiare questa situazione? Forse, e non ho la risposta sul come fare, non siamo attrezzati a fare fronte a questa nuova realtà?

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