Un commento di Giovanna ad un mio post, mi fa venire la voglia di riflettere a 360o sull’insegnamento e sugli insegnanti.

Nel giro degli insegnanti che frequento per ragioni professionali (non tantissimi) conosco alcuni autentici professionisti, ma sono la minoranza. C’é un discreto numero che deve aver avuto la vocazione sbagliata e non se ne accorge. Il plotone è fatto di persone che fanno una didattica istintiva accompagnata, talvolta, da buona volontà, con risultati a volte anche buoni. Sono gli “insegnanti nati”, come ci sono gli “imprenditori nati” (ho conosciuto artigiani con la 3^ media capaci di business di immenso valore, quando certi masterizzati alla Bocconi non andavano oltre la ripetizione di formula prese dai libri della Harward). Sono pochi gli insegnanti nati, ma sul plotone degli “istintivi” credo valga la pena investire.

Contrappongo didattica istintiva a didattica professionale perché la prima poggia su teorie implicite, spesso ingenue e semplicistiche dell’apprendimento. La didattica professionale, invece, è riflettuta, consapevole, è fatta di continue scelte tra opzioni che portano a risultati differenti, si basa su una visione consapevole, articolata e complessa dell’apprendimento.

Raramente si nasce “insegnante professionista”; si inizia, il più delle volte con un insegnamento istintivo e di fronte ai primi problemi, gli “eletti” iniziano a riflettere sulla propria pratica didattica, si confrontano con colleghi più esperti, leggono qualche libro ed attraverso tentativi ed errori approdano alla didattica professionale. La formazione formale serve fino ad un certo punto; vale molto di più una pratica riflessiva magari aiutata da un buon maestro, uno che ha più esperienza.

Ma attenti, fare esperienza non significa necessariamente avere esperienza. Tanti rimangono novizi per tutta la vita…..

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10 pensiero su “Insegnamento tra istinto e professione”
  1. Gianni,
    e gli insegnanti “disorientati”?:-)
    Io appartengo a quella categoria.
    Una volta ero indeciso, ma adesso non ne sono più tanto sicuro
    -Umberto Eco-
    g.

  2. io son giovane…ma penso una cosa. L’insegnante finisce di insegnare veramente quando gli passa la voglia di imparare. Fino a che ci sarà voglia di imparare qualcosa di nuovo da parte dell’insegnante si rimane novizi e curiosi. Quando un insegnante crede di saper già tutto…là sorgono i problemi.

  3. ciao a tutti!
    Credo che Catepol abbia proprio ragione: fichè c’è voglia di imparare e non ci si sente arrivati si può essere buoni insegnanti. Il nostro lavoro avrà anche una componente “istintiva”, nativa, che sicuramente aiuta, ma deve essere continuamente rinforzato dalla ricerca, dal fatto di procurarsi una buona cassetta di ferri del mestiere, e, siccome le situazioni sono sempre nuove ed imprevedibili, la cassetta non sarà mai sufficientemente piena…l’insegnamento è ricerca-azione, teoria che va alla pratica e pratica che rafforza o modifica la teoria…per questo è un lavoro meraviglioso, perchè non si è mai arrivati, perchè l’inizio è sempre una crisi nel senso positivo del termine.
    Sono assolutamente d’accorod quindi per la dimensione professionale della didattica e sulla formazione continua degli insegnanti. Formazione che non si esaurisce assolutamente nei corsi di aggiornamento, diventa quasi indispensabile aprirsi alla documentazione più ampia possibile…Come??? Io ho scoperto gli ambienti virtuali di apprendimento, le piattaforme che permettono condivisione di conoscenza, modifica, costruzione, collaborazione…..Questo nuovo amore è nato da quando mi sono iscirtta ad un corso di laurea on-line…inoltre sto approfondendo in un corso di aggiornamento-ricerca le potenzialità degli ambienti virtuali!!!
    In questo caso devo dire grazie alla tecnologia!
    Per Giovanna: leggendo tutto quello che fai con i tuoi alunni penso che puoi tirare un bilancio assolutamente positivo ed avere molta fiducia e determinazione in ciò che fai!
    grazie a tutti voi
    france

  4. Carissima France, anch’io debbo dire grazie alle tecnologie e, in particolar modo ad internet. Internet ,per me, è’stato poter uscire dall’isolamento che sentivo intorno non avendo, nella mia scuola, colleghi con i quali poter condividere un atteggiamento di ricercazione. In rete , invece, ho trovato colleghi con la mie stesse tensioni, con lo stesso desiderio di crescere perchè consapevoli che la scuola, gli insegnanti, noi stessi, non siamo in grado di rispondere alle richieste dei nostri ragazzi e non riusciamo stare al passo di una società in continuo cambiamento. Consapevoli,anche, che non siamo in grado di motivare allo studio perchè il “carrozzone”scuola è lento, è tagliato fuori dalla “vita vera”. Grazie alla rete sono cresciuta professionalmente seguendo percorsi a me congeniali, anche se mai nessun pezzo di carta potrà attestarlo.
    Grazie colleghe/i.

  5. oh, non posso fare a meno di associarmi a leila e francesca!
    Quoto ogni loro affermazione.
    …con il carico dei miei dubbi:-)
    Davvero GRAZIE a tutti coloro che in rete mi hanno dato e mi danno stimoli e voglia di non arrendermi mai!
    g.

  6. Sono d’accordo con i commenti di coloro che mi hanno preceduta. In particolare, trovo fondamentale l’affermazione di catepol circa il valore generativo legato alla voglia di apprendere dell’insegnante. Non sentirsi mai arrivato, avere la curiosità e la spinta propulsiva per la scoperta è una condicio sine qua non. Se il docente non ha dentro di sè l’amore per la scoperta, non può trasmetterla ai suoi ragazzi!

    E poi, mi ritrovo perfettamnete in altre considerazioni espresse da France e da Leila. L’utilizzo delle nuove tecnologie ha rappresentato e rappresenta per me un terreno di continuo rinnovamento e scoperta di un’altra didattica.

    Come alcuni sanno, sto sperimentando l’uso di due blog nella didattica delle Scienze e della Matematica a livello di scuola media. I miei ragazzi partecipano attivamente con me alla conduzione dei blog, raccontando la nostra matematica e le nostre scienze. Quanta fatica, ma anche soddisfazioni e ricaduta positiva.

    La Rete arricchisce me come persona e come docente, grazie alla partecipazione a gruppi di lavoro virtuali su piattaforme di apprendimento…

    Quindi, ritornando al tema del post, si può avere un istinto nativo, ma insegnanti professionisti si diventa giorno dopo giorno, faticando e sporcandosi le mani, non dando mai niente per scontato, lungo un percorso che non è mai finito, dove non c’è un punto di arrivo, ma un continuo ripartire ogni qualvolta si prende una nuova classe.

    Scusate la lunghezza e la scrittura a braccio…e gli eventuali strafalcioni, ma non voglio rileggere per non rischiare di alterare quanto mi è venuto spontaneamnete da dentro.

  7. Gianni Marconato ha detto…
    …difficile, Giovanna, che ru ti arrenda ….

    ehmm… sentiti responsabile! 🙂

  8. Giovanna, non sono uno che lancia il sasso e nasconde la mano, ma credo che le responsabilità (nel senso di “merito”) sono tutte tue …..

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