Mi stimola parecchio il post testimonianza del collega Alberto Pastorelli che titola un suo post “maledetta fad”, titolo che gli rubo e ri-uso.
Alberto parla, a proposito delle reazioni della potenziale clientela alla loro offerta di servizi fad/e-learning di “grandi reticenze e facce diffidenti e preoccupate, di una lunga serie di esperienze profondamente negative dove “profondamente negative” è spesso un eufemismo, mentre a giudicare da certe reazioni il termine esatto sarebbe “terrificanti”) in svariati tentativi di far funzionare questa fantomatica formazione a distanza.
Con ironia, afferma che a rileggere questo acronimo è appena stato preso da un morso allo stomaco e/o da brividi lungo la schiena, e ora è indeciso tra un malox e un aulin. …FaD era diventata sinonimo di “progetti progettati male”. E conclude molti partner tecnologici si rivelavano improvvisamente fornitori di aria fritta.
Credo che la sua non sia una testimonianza isolata. Siamo in tanti, in troppi a dirlo.
Nel suo post ho commentato sul filone del dilettantismo di tanti fornitori di servizi e prodotti fad/e-learning, siano questi azienda private o enti di formazione . La presunzione e l’incompetenza ha fatto molti danni, in parte irreparabili.
Non vedo, però, un mutamento di rotta anche in coloro che si dimostrano consapevoli degli errori passati. Vedo il ripetersi di approcci ampiamente dimostratisi fallimentari. Vedo l’insistere sull’identificare gli usi didattici delle tecnologie con la trattazione digitale, ipertestuale e multimediale di contenuti. Vedo ancora trascurate le dinamiche cognitive dell’apprendimento; vedo continuare sulla strada dell’ipersemplificazione dei problemi reali quando trasposti in un contesto didattico. Fintanto che non ci si renderà conto della complessità delle situazioni reali da trattare didatticamente e dell’altrettanta complessità di un ambiente d’apprendimento, si continuerà a fare fad fallimentare e terrificante e non ci resterà che ingurgitare, come dice Alberto, forti dosi di malox ed aulin.
Il mio post voleva appunto essere una testimonianza dei muri che sto incontrando muovendomi come consulente anche nell’ambito della formazione, ma anche una dichiarazione di guerra a questi muri. Personalmente non sono affatto pessimista sul miglioramento della situazione, ANZI, sto incontrando aperture notevoli e stimolanti. Solo che le incontro in ambito aziendale e non (come sarebbe lecito aspettarsi) in quegli enti che occupandosi di formazione dovrebbero essere i primi a sollevare questioni di metodo e didattica.
Ciao alberto, qui ho provato a risponderti