Se come dato aggregato l’Italia si pone molto al di sotto della media e quasi in coda, disaggregandolo per unità territoriali la cosa cambia decisamente con un intervallo tra la regione con maggior punteggio e quella con minore di circa 100 punti, quasi l’intero range dei punteggi dei 56 Paesi partecipanti .
Al vertice troviamo la provincia di Bolzano collocata sopra la media, a metà strada tra la media e l’inarrivabile Finlandia nelle vicinanze di Austria, Germania, Svizzera, Regno Unito e Macao.
Poco più sotto la provincia di Trento. In posizioni “alte” e sopra la media anche il Friuli Venezia Giulia, il Veneto. Sopra o nella media internazionale anche il Piemonte, la Lombardia e L’Emilia Romagna.
In coda ed al di sotto della media nazionale, le regioni del mezzogiorno e le isole. La stessa situazione viene rilevata se si considerano gli studenti con bassa performance ( 1 e 2) e gli high performer: molti di più i low performer al sud che al nord; gli high performer molti di più al nord che al sud.
Le femmine ottengono punteggi maggiori di quelli dei maschi nella lettura mentre i maschi sopravanzano le femmine nelle materie scientiche.
La pessima situazione italiana è dovuta, anche, all’elevata percentuale di soggetti che ottengono punteggi bassi (-1 e 1) ed alla bassa presenza dei punteggi più alti.
Curiosa la situazione guardando il self-concept (l’auto-valutazione della competenza): coloro che evidenziano basse prestazioni si danno volti alti; quelli che in realtà danno ottime prestazioni sono più modesti nell’attribuirsi l’auto-valutazione.
La spesa per studente è molto alta (6300 €) rispetto a quella della Finlandia (5600) ma la nostra performance è di 475 punti e quella finlandese 563 ….
Come spiegare, allora, le differenze? Non pare ci siano elementi certi. Pare, e ribadisco, pare, che una delle cause sia l’irrilevanza delle politiche educative nella pubblica opinione. Le cause del nostro “problemino” sembrano essere di natura socio-culturale, di efficacia istituzionale e di tradizione civica delle diverse regioni. Tutte queste variabili contano più delle risorse materiali. La scuola è, così, oggetto del capitale sociale e produttrici loro stesse di capitale sociale. L’incidenza della pubblica opinione sembra essere proprio pesante: la scuola per la quale esiste una immagine sociale migliore (i licei), la performance è migliore (nei licei, appunto).
Se lo dicono gli autorevoli ricercatori che gravitano attorno al business PISA….
Da lunedì prossimo, un ricco report sulla situazione trentina nel contesto italiano e generale sarà accessibile dal portale dell’IPRASE