Rileggendo Bruner (La cultura dell’educazione, 1996) mi imbatto in un passaggio che tocca la questione su cui spesso si arenano le nostre discussioni sul ruolo dell’insegnante: la solitudine di quei pochi che “ci credono”, il loro perenne lottare contro l’indifferenza della maggior parte dei colleghi e, non di rado, la resistenza (se va bene, a volte è anche peggio) del dirigente. Solitudine che genera sconforto e pessimismo verso ogni possibilità che le cose possano cambiare. Anche sul piano istituzionale.
Vediamo, dunque, cosa dice Bruner a tal proposito:
“Nessuna riforma dell’educazione può decollare senza la partecipazione attiva e onesta degli insegnanti, disponibili e pronti ad aiutare e a condividere, a offrire conforto e supporto. […] E uno dei principali compiti di qualsiasi tentativo di riforma … è quello di convincere gli insegnanti a prendere parte al dibattito e a partecipare al cambiamento”.
E cita cosa successe negli States dopo la pubblicazione del rapporto sull’educazione americana “A Nation at Risk” (1983) che suonava un campanello di allarme per la disastrosa situazione della scuola. La reazione fu che si criticò aspramente la professione dell’insegnante. L’insegnamento era stato trattato come un male necessario. E conclude:
“così abbiamo alienato i nostri più importanti alleati sulla strada del rinnovamento”.
Cita, infine, uno studio di Ernest Boyer sulle convinzioni e le opinioni degli insegnanti nei cinque anni che seguirono la pubblicazione del citato report:
“Siamo turbati dal fatto che gli insegnanti della nazione rimangono così scettici. Perché gli insegnanti, più di qualunque altro, sono demoralizzati e in genere poco impressionati dalle azioni di riforma intraprese fino a questo momento? [….] in tutte queste materie gli insegnanti non sono mai stati coinvolti […] In realtà il risultato più preoccupante di questo studio è questo: più della metà degli insegnanti intervistati sono convinti che in generale … il morale degli insegnanti sia notevolmente sceso.”
Che dire: mal comune mezzo gaudio? E’ da augurarsi che non vada così anche se le premesse ci sono tutte. Un esempio: avete visto dove sono naufragate le buone intenzioni della Gelmini?
ne parleremo, ne parleremo… e già un po’ ne parliamo… ma ne approfitto per augurarti buone vacanze: spero che l’estate ti regali qualche scampolo di lentezza, un frammento di poesia, stracci di storie e qualche goccia di Syrah… buona vita.
Bruner è uno che la vede lunga. Infatti questo è proprio uno dei problemi.
Lo smarrimento e il senso di impotenza è enorme.
Ma la cosa più grave è che ci sia tra gli insegnanti qualcuno che pensa che sprovveduti come fioroni o gelmini possano davvero fare qualcosa di positivo per la scuola?
Il medico ha demolito i licei nel giro di 2 soli anni.
E questa manager ora che può fare? Demolire ancora, di sicuro.
L’unica sperazna è l’auto-organizzazione degli insegnanti. E il web qui davvero può svolgere un ruolo importante. Ma quanti insegnanti usano il web per aggregarsi oggi?
Non tocchiamo il tasto.
ad futurum
Gli insegnanti usano poco il web per aggregarsi: perchè si aggregano poco anche fuori dal web.
E’ tanto difficile comprenderlo?
Siamo una categoria professionale frammentatissima, basti pensare alle miriadi di sigle sindacali e pseudosindacali che pretendono di rappresentarci: sintomo di un male oscuro.
Un punto da cui generano questi due aspetti critici è l’egocentrismo del docente “in quanto tale”: io non discuto di come tu lavori (anche se so che lavori male perchè lo dicono gli alunni) perchè tu potresti discutere di come lavoro io.
Ed in classe di norma c’è un adulto anagrafico di fronte a uno stuolo di non adulti anagrafici.
Ci può essere qualcosa di più egocentrico e narcisistico?
Credo fermamente che inizieremo a risolvere un po’ di problemi della Scuola e delle scuole se e quando i corsi di aggiornamento non saranno sulla normativa, sulle tecnologie, sui metodi di insegnamento, bensì sulla formazione del carattere, sulla personalità, sulla felicità e sulla capacità di condividere felicità a tutto tondo.
Mi viene sempre da pensare poi che quei pochi che ci credono vedono spesso infrangersi le loro idee contro gli scogli della realtà. Realtà cementificata però anche, e non poco, proprio da chi invece non ci crede o ha smesso di crederci. Serpeggia una tragica profezia che si autoadempie.
Questo anno inizio ad insegnare, sotto i migliori auspici 😉
Complimenti per il blog!
Ok… raccolgo la proposta al volo. Quali insegnanti usano il web…. ecc….
CHE FACCIAMO CONCRETAMENTE?
[OT]
béh, Gianni Marconato,
quando torni a scrivere?
mi manchi! 🙂
ti lascio un saluto caro
g
Tito, ti ho scritto nel tuo blog. Fammi sapere.
Giovanna, carissima Giovanna. Quando rièrendo a scrivere? Sono in “crisi ideologica” circa l’uso di un mio blog. Non sono certo di quale taglio darci. Quanto ho fin qui fatto/scritto mi ha dato tantissime soddisfazioni ma anche mi ha creato più di qualche problema. Con tante persone che mi leggono, mi seguono e comemntano ho stabilito, come con te, un repporto di “amicizia” ed intesa anche se non ci siamo mai incontrati di persona.
I problemi li sto avendo con il “potere” che, pare, non gradisca il mio atteggiamento contro la generale collusione che ha ingessato il nostro mondo ed il mio continuo gridare che il re è nudo ….
Non so, scriverò ancora qualcosa, tanto per riprendere l’abitudine con questo ambiente.
Perchè non vieni in La scuola che funziona? http://lascuolachefunziona.ning.com/
Ciao Gianni,
sono un po’ scioccata devo dire da ciò che dici…
e che è, ci si vede davvero privati della libertà di espressione???
assurdo!
Spero proprio che tu continui a scrivere invece!
Reputo il tuo contributo fondamentale per dare degli stimoli e delle scosse, nel nostro ambiente spesso così passivo, inetto e dormiente.
a presto Gianni.
g
No, Giovanna, non si è privati della libertà di espressione. Si può dire ciò che si vuole ma bisogna essere pronti a sostenere le conseguenze. Il che, ad un libero professionista come me, dovrebbe suggerire qualche prudenza in più ….
eh già, è così….
Ciao Gianni,
Non fosse che sono molto contento di riniziare a leggerti (pure a me mancavi!), non fosse che gli ultimi post li stai dedicando ad un libro bellissimo, insomma, non fosse per questi ealtri motivi, ti direi che mi dispiace molto leggere il tuo commento. Aldilà di ogni personale apprezzamento, sono convinto che il “tuo ragionare” sia una bella risposta a tante domande che incrociamo tutti i giorni. Insegnanti o meno. Ed è un peccato vedere che le cose non vanno come dovrebbero, nonostante tutto.
Ciao
Lorenz
“Si può dire ciò che si vuole ma bisogna essere pronti a sostenere le conseguenze.”
E’ così! Personalmente, lo sperimento da tempo e non di rado sono colta da dubbi, dubbi, dubbi…
…Ma poi, non so dirti come e perché succeda, riprendo e vado avanti, forse perché non riesco a trovare un altro modo di procedere.
Da tempo, non mi chiedo più se è un limite o cosa altro.
Sapessi che cosa mi ha riservato in questi giorni il cosiddetto potere:(…
Sono felice che tu abbia ripreso a scrivere, sei mancato anche a me…
Un abbraccio
annarita
Grazie Giovann. Lorenz e Annarita per le belle parole. Pieno di dubbi e con qualche tentennamento, ma, come avete visto, vado avanti.
Sono felice di essere nuovamente tra amici veri