Si, preferisco la “bassa” formazione invece dell’”alta formazione”.
Sta tornando di moda la così detta “alta formazione” dopo che per un po’ il termine era, saggiamente, sparito dalla circolazione. Lo vedo sempre più spesso nelle comunicazioni e nei programmi di pur autorevoli organizzazioni formative.
Ma perché “alta”? Forse per distinguerla da quella “ordinaria che loro stessi fanno e che non è di rango adeguato a certe menti? Un espediente linguistico per segnalare che quanto faranno non sarà come quanto hanno già fatto nel passato?
Ma in cosa si concretizza la sedicente formazione “alta”? Sostanzialmente in “nomi” prestigiosi presi principalmente dall’università, in “contenuti” di livello “alto”, talmente alto da raggiungere la rarefazione dell’atmosfera alta, concettualizzazione raffinate che più che essere di aiuto alle persone che dovranno apprendere soddisfano il narcisismo di chi progetta e di chi insegna. Una formazione, sostanzialmente, lontana dal suo utente.
Alla formazione “alta” preferisco, quindi, quella “bassa”; quella che si pone al livello di chi deve apprendere, quella che si mette in ascolto dei suoi bisogni, quella che consente di interagire con le menti, le prospettive e le rappresentazioni di coloro che abbiamo davanti.
Per il futuro sono disponibile solo per bassa formazione.