Sono a Trento alla conferenza della SIe-L. Un centinaio di partecipanti, prevalentemente di provenienza universitaria e scolastica.
Dal neo presidente Aurelio Simone, direttore della Scuola IAD di Roma – Tor Vergata, una parola chiara per riassumere tutti questi anni di usi didattici delle tecnologie: si è avuto un uso sostitutivo di modalità “analogiche” ed in alcuni casi integrativo delle stesse ma mai si è avuta una innovazione vera. Il tradizionale è stato ribaltato sulla tecnologia informatica.
Come dargli torto? Queste cose qui si stanno dicendo da tempo ……
Bene che se ne accorgano, e lo dicono, anche in ambito “ufficiale”. Spero che sia l’avvio di un ripensamento vero e proprio (a livello ufficiale) dell’uso delle tecnologie nella didattica e non un mero e periodico lavaggio di coscienza.
Una sua successiva affermazione mi lascia perplesso: “Il Rapporto tra tecnologie e apprendimento ha origini antiche con la differenza che oggi stanno (le tecnologie) dalla parte di chi apprende non di chi insegna”. Mi domando dove si veda tutto questo. Nelle buone intenzioni e negli slogan, forse ….
Pubblico questo appunto a metà della seconda giornata sono un po’ più ottimista di quando lo avevo scritto. Ho ascoltato il lavoro di alcuni giovani leve (che riporterò) ed ho percepito un pensiero più fresco, creativo, aperto …..
Ciao Gianni,devo ammettere che t’invidio un po’ per il fatto che sei a Trento, dove da tempo avevo programmato di essere anch’io. Pazienza, sarà per un’altra volta!
Intanto devo dirti che credo di capire cosa intendesse il relatore a proposito del fatto che oggi le tecnologie stanno dalla parte di chi apprende. Molto probabilmente, riferendosi al digital divide, voleva riprendere la teoria di Maragliano secondo il quale, visto che oggi i ragazzi riescono ad orientarsi nella rete meglio dei loro insegnanti, assistiamo al primo caso in cui l’allievo ne sa più dell’insegnante.
Ora non dirmi, come al solito, che il fenomeno non dà alcuna garanzia di un apprendimento efficace; sappiamo bene che è la mentalità del docente e la qualità del percorso formativo che devono cambiare, ma è meglio non toccare questo tasto in tempi così infuocati a causa della riforma!
Rosamaria