Partiamo (all’alba) noi.
Egon Gastaldelli e Gianni Marconato presentano il paper: “Come gli insegnanti usano le tecnologie. Analisi qualitativa del progetto Pionieri”. Il lavoro è tratto dalla tesi di laurea magistrale di Egon. Qui una breve sintesi del paper e qui il full paper

Amos Carri e altri
Presentano dei modelli di progettazione didattica. I loro riferimenti (preferiti, immagino) non sono niente poppò di meno che l’ID (instructional Design) di Dick & Carey con ardite incursioni su Gagnè e Mager. Nulla da dire sul valore dei grandi (per davvero) citati. Ma, mi domando, possibile che nel 2007 non ci si possa confrontare, anche, con la ricerca sulla psicologia dell’apprendimento contemporanea? Perché fermarsi ai risultati di 10, 20 e più anni fa? Perché limitarsi ad evidenziare l’importanza del comportamento osservabile?
I grandi padri vengono comparati con il “pensiero” di tale Ronsivalle. Mi scuso con gli autori e con il citato Ronsivale, ma quale è il contributo originale di quest’ultimo, alla nostra scienza? Ringrazio chi colmerà questa mia grave lacuna.

Veronica Mobilio, Elena Valentini, La Sapienza
Tra America ed Italia, LO e Learning Activity. Viene presentato IeLM, un master in progettazione e gestione di processi formativi in e-learning tenuto a La Sapienza. La tipicità del master, fatto in collaborazione con una università americana, è stato il duplice approccio metodologico content-based vs. activity-based), il primo consolidato in Europa/Italia, il secondo negli USA
Si è trattato di due percorsi paralleli e sinergici con lo scopo di fornire ai corsisti una preparazione ampia e consapevole dei due principali (secondo le autrici) approcci agli usi didattici delle tecnologie. Nel master è stata “fornita” conoscenza teorica ed operativa lungo le fasi standard della filiera della progettazione didattica. La loro conclusione è che si tratta di modelli da integrare con pesi differenti. Il mio pensiero è che si stai operando una artificiosa differenziazione in due modelli, in realtà si ibridano senza soluzione di continuità. Io propugno un modello basato su “attività di apprendimento” in cui in “contenuti” siano trattati nel contesto delle attività da svolgere.
Non a caso, si usa dire che i contenuti sono strumenti per risolvere problemi ….

Patrizia Magnoler
, Unimacerata
Dai diamanti non nasce niente, …cantava il sempre più grande Fabrizio. Non certamente dal letame ma da una piccola, nuova (se paragonata alle storiche) e dinamica realtà, arriva un altro bel contributo di Patrizia, una che le cose di cui parla e che fa se le sente proprio sulla punta delle dita (e nel cuore). Questa volta ascolto il suo “Progettare per dispositivi”, il cui imperativo è “ripensare la progettazione” (delle attività didattiche).
Progettare, afferma Magnoler, vuol dire costruire nell’altro (l’utente) un abito mentale e si deve essere consapevoli di questa responsabilità .
Quando si progetta non si può mai essere sicuri del risultato per cui è necessario essere certi del percorso, della sua qualità, dei suoi passaggi.
Quando si progetta non si può prescindere dalla storia delle conoscenze di chi intraprenderà il percorso che abbiamo progettato.
La proposta di Magnoler è di passare da una logica deduttiva legata alle tassonomie delle conoscenze a quella del ri-attraversamento delle conoscenza acquisite. Questo porta alla valorizzazione del sapere degli insegnanti e ad una co-costruzione di teorie tra formatori ed insegnanti.

Chiara Sancin
Parla di un progetto di T-learning, (formazione via televisione interattiva), il Beacon project
http://www.beacon-dtt.com/en/index.php , una attività di formazione via digitale terrestre fatta in collaborazione con il Brasile

Valentina Comba, Maria Elena Turchi, Unibilogna
Parlano dei diritti d’autore nello sviluppo di LO fatta dai propri docenti per essere usati nell proprie attività accademiche. Una lunga disquisizione giuridica che non capisco (e che non mi interessa). La conclusione, mi pare di aver capito, è di regolamentare con atto amministrativo l’attribuzione dell’incarico di produzione che specifici se si tratterà di cessione a titolo definitivo o di licenza a titolo temporaneo.

Serena Battigelli, Univesrità di Genova
Presenta una analisi delle interazioni nel corso EPICT, patente europea per la didattica con le tecnologie, in corse da tempo nella sua università. Una analisi su un campione di 350 utenti con lo scopo di identificare quali siano gli ambienti di interazione più idonei sostenere le attività didattiche. Forum, mail, chat, skype, telefono, log e wiki di progetto, blog personali, condivisione di file. Alcune conclusioni del lavoro di Serena:
Le tre cause principali per lo scarso utilizzo degli strumenti di comunicazione a disposizione dei membri della comunità EPICT: la molteplicità degli strumenti che confonde e demotiva la partecipazione; la difficoltà di utilizzo/raggiungimento degli spazi di comunicazione a fronte di una moderata “’urgenza di comunicare”; l’esigenza di ricevere e gestire le notizie sulla comunità all’interno della propria casella di posta elettronica.
I dati suggeriscono azioni di miglioramento: l’uso di WIKI per potenziare i già efficienti strumenti di comunicazione nel lavoro di gruppo; la progettazione di un ambiente di social networking per creare ambienti di coinvolgimento reciproco, per legare ad azioni comuni, e per facilitare il perpetuarsi e l’evoluzione del repertorio di comportamenti condivisi sviluppati durante il corso; la
realizzazione di una newsletter o di una mailing

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