Due notizie (culturalmente agli antipodi) nell’ultima newsletter Sophia_Inrete mi solleticano questa riflessione. La prima “Quando la rete è materiale didattico“; la seconda “Il futuro arriva sui banchi di scuola con le Lavagne Interattive Multimediali” .
Nella prima si dà conto di come (negli US, portroppo…) “….gli insegnanti stanno cedendo alla rete, non temono più di scontrarsi con un coacervo di amenità che travia gli studenti dal loro impegno per costruirsi una cultura: sguinzagliano i ragazzi online e li invitano ad appropriarsi delle tecnologie per raccogliere materiale per le ricerche e portare a termine i loro compiti”. Il tutto da una indagine che ha coinvolto 1426 insegnanti statunitensi.
Mi pare un eccellente approccio per superare la rigidità del libro di testo. Parecchi insegnanti già lo fanno. C’è da augurarsi che tanti altri li seguano. La rete, è certamente meno rassicurante (vuoi mettere seguire pagina-dopo-pagina un bel libro di testo?) ma un vero ambiente per attivare processi cognitivi.
Perché, poi, il …cedere alla rete, il …..non temere …..? Riusciamo a superare l’approccio alle tecnologie come adattamento a fatti ineluttabili? Come una realtà alla quale non si può più sfuggire e con cui conviene scendere a patti? Riusciamo a percepirne il grande valore aggiunto?
Nella seconda si afferma che con le LIM “ …la lavagna ha riacquistato il suo ruolo centrale dell’attenzione, è ritornata ad essere la prima donna...” e più avanti “…si tratta di un enorme balzo in avanti dell’informatica e della telematica, che porta gli studenti verso la cultura, la conoscenza, verso il futuro”.
Una riflessione: è proprio la LIM che porta il futuro in classe? O è il bravo insegnante con la sua didattica a farlo?