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Prime riflessioni
Vale o no la pena di occuparsi anche dei libri di testo digitali? Dopo lo SchoolBookCamp, credo di si. Pur con le dovute cautele,.
Considerata l’inarrestabile corsa verso la digitalizzazione cui non sfuggirà neppure il libro di testo (mia stima: tempi medio-lunghi e per una quota di mercato contenuta anche se in lenta crescita), tanto vale cogliere al meglio questa opportunità.

La questione è proprio questa: fare della possibilità una opportunità.

La direttrice principe lungo cui cercare questa opportunità è, secondo me, quella del contributo di quello che provvisoriamente possiamo continuare a chiamare “libro digitale”, potrebbe dare al miglioramento delle didattiche (se non vi dovesse essere alcuna forma di miglioramento dell’apprendimento sarebbe l’ennesima opportunità sprecata).
Sul piano delle tecnologie si dovrebbero sfruttare tutte le caratteristiche proprie del digitale e della rete. Non ripetere modelli e forme precedenti.
Sul piano della didattica si dovrebbe proseguire con maggior velocità e determinazione verso didattiche attive e collaborative che non hanno la propria azione centrata sui contenuti. Non replicare didattiche vecchie.
Non ho ancora chiaro come forma e contenitore dei “contenuti” possano operare sinergicamente in queste direzioni.
Sarà certamente necessario ripensare il senso del libro di testo, (si è ricordato che il “libro di testo” in adozione obbligatoriaè opera della buonanima che lo volle come strumenti di controllo sociale e culturale)  i suoi contenuti, il suo ruolo nella didattica, la sua integrazione con altri oggetti didattici , correlando il tutto con il perché ed il per chi dell’educazione e con i (mutati?) stili cognitivi degli studenti.
Uno scenario complesso cui la nostra scuola, al pari della società con cui interagisce, non è abituata privilegiando il pensiero semplice (che non serve a capire problemi complessi).

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Fin qui le visioni, un tantino velleitarie se consideriamo il livello medio della nostra scuola, dei politici che la governano, dei dirigenti che la gestiscono, degli insegnanti che la producono.

Non vorrei però concludere dicendo di accontentarsi di pidieffare, magari con l’evoluto Acrobat 9, i libri che gli editori hanno già in formato digitale, tanto la scuola non può reggere (e capire) di più.
Ma mi rendo ben conto che il bilancio deve pareggiare, magari con un decente utile, ma spero nella capacità di utopia di qualche editore illuminato (utopia, una voce che non compare nel conto economico) in modo che anche se la scuola si accontenta di poco possa avere tanto ed essere così aiutata, suo malgrado, a migliorare.

Qui alcune slide che affrontano maglio la questione.

Un aneddoto più di tante ricerche ed intelligenti riflessioni può dare il senso del reale stato della scuola e della possibilità di cambiare, non dico di innovare.
Durante il gustosissimo “buffet di campagna” offertoci la sera (Marocca di Casola con lardo di Colonnata, acciughe di Monterosso, mortadella garfagnina, sedano di Fivizzano, formaggi con il miele della Lunigiana, per citare solo le produzioni più pregiate ) vengo avvicinato da un conterraneo che sentendomi parlare non si era sentito solo in terra straniera. Era uno dei più grossi distributori italiani di editoria scolastica (3 tir al giorno in entrata ed altrettanti in uscita, magazzino super-automatizzato) ed era venuto per capire, sue parole, se avrebbe continuato a vendere libri. A conclusione dell’evento gli chiedo quale conclusione avesse tratto. E lui: adesso ho le idee chiare, compero ancora un paio di capannoni, li ammortizzo in 10 anni e dopo credo ne comprerò altri.


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4 pensiero su “SchoolBookCamp, riflessioni”
  1. Annoto qui alcune riflessioni dal campo, niente di nuovo forse:
    .)i libri di testo siano ciò a cui meno si affezionano i ragazzi
    .)che, specialmente per le Antologie, il prezzo è alto e le pagine davvero usate sono poche
    .)che non sono personalizzabili da un insegnante autonomo e colto, mentre possono diventare un pigro breviario per chi fugge soverchie fatiche
    .) che soprattutto per un ragazzo con problemi non sono di nessun aiuto, e non parlo solo di problemi come il non vedere o non udire; mi riferisco a ragazzi iper attivi, o che hanno esigenza di un intervento più diretto con gli insegnanti, che hanno bisogno di più o anche di meno tempo.
    Da cui :
    .)concordo, non si tratta di eliminare i libri, ma proprio di ripensare il testo
    .)entrando nello specifico delle mie discipline (letterarie) immagino ragazzi che possano esplorare i testi di un Autore senza dover subire le scelte altrui, entrando nel testo con gli strumenti di ricerca, modifica, conta ecc ecc. Immagino alla possibilità di ingrandire, sottolineare, evidenziare. Ma anche giocare a fare centoni letterari e non.
    Penso alla possibilità di confrontare tra loro i testi e non solo quelli letterari, anche creando qualche eretica applicazione tra generi comunicativi.
    Immagino anche di suggerire ai ragazzi di scegliere una musica, un’immagine, un link da abbinara a quanto studiato.
    Insomma una goduria per un insegnante temerario (o sperimentatore al punto giusto.
    Bellissima esperienza leggere questo post.
    Cocludo: abbiamo fame di libertà, oltre che delle delizie sopra descritte! :))
    Per cui un po’ di autonomia al potere editoriale sarebbe una bella conquista.
    saluti
    Mariaserena Peterlin

  2. Interessante tema, tema che mi affascina, addirittura un capitoletto dell’ultimo libro l’ho dedicato al futuro del codice.
    A mio avviso, il cambio è inevitabile, il futuro sarà degli e.book, magari ci vorranno decenni, e un e.reader più sviluppato, con varie capacità. I libri hanno fatto la loro storia, adesso tocca alla nuova tecnologia, dopotutto già un ragazzino di 5-6-7 anni nasce e gioca con la tastiera di un pc., capacità che noi, già cinquantenni, abbiamo quasi fatto fatica ad acquisire.
    Non mi occupo di scuola, sebbene il 90% dei frequentatori del mio blog siano studenti, ma, una cosa salta alla vista: ai ragazzi piace più sfogliare internet, sfogliare le pagine in rete che ricercare in un libro. Se il futuro e.reader potesse avere anche i tag, nel senso di poter ricercare concetti, parole, frasi di un dato libro o di tutto un insieme di libri contenuti in quel dato aggeggio, immagino sarebbe già un passo avanti.
    E la scuola non deve restare indietro, no, deve correre, come corrono gli sviluppi tecnici, deve capire che il progresso non si può fermare e che il futuro cittadino dovrà essere educato secondo i canoni e concetti moderni. La scuola non può restare ancorata alla rivoluzione industriale del XIX secolo, no.
    Buon lavoro.

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