di Marie Dargent
Grazie Lucio B. per il titolo e grazie anche Cristina (“amica” in più social network e insegnante) che in un tuo recente status in FB scrivi e mi dai il la per alcune considerazioni non marginali:
Antonio 7 anni e mezzo, deve scrivere una filastrocca per compito: “Mamma, me la cerchi al computer e la copiamo da lì?”….Nativo digitale o gran furbacchione????
Furbacchione, non direi ma “nativo digitale” (virgolettato per i noti motivi) di sicuro si. Antonio, di sicuro uno che vive il proprio tempo e del proprio tempo usa tutte le facilities disponibili, internet compreso.
Lì, così, ho commentato
Ha fatto bene il pargoletto; perchè fare più fatica del necessario? Chi di noi adulti, nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali, per raggiungere un obiettivo sceglierebbe la strada più lunga, più tortuosa, più faticosa? Il vero problema è un altro: quali compiti di apprendimento ha senso assegnare oggi considerando anche l’esistenza di internet ed il suo agevole accesso?
E’ assai diffusa la lamentela di tanti insegnanti per le scorciatoie che gli studenti sempre più spesso prendono nello svolgimento delle proprie attività di apprendimento. Ma è una lamentela che non porta da nessuna parte, nemmeno alla restaurazione di approcci didattici tipici delle era scolastica pre-digitale. Internet non scomparirà come non scompairanno le pratiche ad esso associate; positive o negative che le si voglia considerare.
La questione non è che per colpa di internet gli studenti si abituano al copia-e-incolla e non usano più la propria testa per fare i compiti; la vera questione è che con internet (e non solo per questo) sono saltate, e altri ancora ne salteranno, numerose “abitudini” didattiche, numerose “certezze”.
Con internet saltano pratiche didattiche che per decenni hanno costituito dei punti fermi della didattica, punti di ancoraggio, punti di certezza, punti di rassicurazione per generazioni di insegnanti.
Saltano le attività di ricerca meramente descrittiva, saltano gli esercizi standardizzati, saltano tante versioni … Saltano tutte quelle attività didattiche che possono essere svolte attraverso un uso passivo e maccanico delle risorse presenti in rete, attività che mobilitano funzioni di base del processo cognitivo.
Insegnanti, che oggi, con internet si trovano ad avere sguarnita la propria cassetta degli attrezzi pre-digitali, pre-multimediali, pre-ipertestuali e si trovano nella condizione di doversi inventare nuove pratiche didattiche e si trovano a dover fare i conti con:
- l’abbondanza di informazioni su ogni campo del sapere al di fuori dei canali scolastici canonici
- l’agevole acceso a quelle informazioni
- la presenza di autorevoli referenti “di contenuto” anche al di fuori dei luoghi e delle istituzioni tradizionalmente dedicati ad attività educative
- le competenze digitali e di rete degli studenti
- l’abitudine a lavorare in rete degli studenti
- la loro abitudine a esplorare, ricercare, condividere, collaborare, aiutarsi reciprocamente
Saltano, e diventano desuete, tante pratiche didattiche, quelle coerenti con una didattica trasmissiva la quale trova corrispondenza in “compiti” strutturati intorno alla ripetizione quasi meccanica (associata a poco impegno cognitivo) di contenuti.
Ma si apre, anche, l’opprtunità per nuove pratiche (di insegnamento e di apprendimento) capaci di attivare importanti e significativi processi cognitivi come:
- l’esercizio del pensiero compkesso
- l’analisi
- la critica
- la riflessione
- l’espressione di una posizione personale
- l’articolazione
- l’argomentazione
- l’interazione all’interno di prospettive multiple
- lo sviluppo di pensiero causale, analogico, espressivo, esperenziale, di soluzione di problemi
La presenza di Internet nelle pratiche quotidiane di chiunque, per quanto riguarda la questione “compiti” che gli studenti sono chiamti a svolgere , significa che non hanno più alcun senso, ammesso che mai ce ne avessero avuto uno, tutte quelle attività didattiche che possono essere ricondotte ad una copiatura di informazioni/contenuti.
quello che si dovrebbe chiedere agli studenti è di fare qualcosa con le informazioni, di usare i contenuti come strumenti risolvere problemi,
Far lavorare gli studenti con le informazioni
- esplorare
- analizzare
- valutare
- investigare
- progettare
- costruire
- visualizzare
- correlare
- …………
Sono molte le attività didattiche che si posso svolgere anche con il libero accesso a internet, anzi, rendendolo parte necessaria dell’attività stessa.
Basta solo superare gli stereotipi didattici ereditati dal passato ed esplorare creativamente le opportunità offerte dei nuovi strumenti disponibili.
E ci si accorgerà come sia praticamente impossibile copiare perchè il prodotto del proprio pensiero non può essere copiato … deve essere generato ogni volta
Io ho la fortuna di lavorare in una scuola nella quale in ogni classe c’è un computer collegato a internet.
Abbiamo recuperato vecchi computer in cantina e abbiamo installato su tutti il sistema operativo Ubuntu. Così sono rinati a nuova vita. E in tutto questo c’è il mio zampino (con la collaborazione di tutti: Dirigente, Colleghi, Tecnici (maiuscola per tutti)).
Durante le mie lezioni attingo ampiamente alle informazioni presenti sulla rete. Google è splendido. In questo modo dispongo, oltre a tutte le informazioni che costituiscono il mio background (e non sono poche), anche di mille altre risorse.
Sono piuttosto abile nelle ricerche, e so filtrare le informazioni. Con questa pratica in classe, trasmetto anche queste abilità. Sempre più spesso, infatti, sono i miei studenti ad effettuare le ricerche per integrare le lezioni, all’occorrenza.
Da quel che ho scritto si possono trarre due conclusioni, che dipendono dai punti di vista:
– che non ci sono più gli insegnanti di una volta, capaci di rispondere ad ogni bisogno di sapere dei propri studenti;
– che i saperi sono talmente vasti che non possono stare nella testa di una sola persona, ma, disponendo di memorie aggiuntive, si possono reperire.
Ah, per inciso, io non solo attingo alle informazioni, ma anche le immetto attraverso un sito ed un blog. Quindi alimento l’insieme dei saperi disponibili su internet, e so bene che i miei siti sono raggiunti da persone attraverso i motori di ricerca. Ed è giusto che sia così (altrimenti perché mi darei la pena di scriverli?).
In conclusione, credo che sia dalla pratica che nasca l’educazione all’uso di internet, a conferma di quanto tu scrivi, per questo è necessario che nelle aule scolastiche ci siano computer collegati alla rete internet (e insegnanti capaci di usarli).
Saluti
hedy
PS – ci sono aziende che donano i loro computer dismessi alle scuole. A loro conviene, perché lo smaltimento ha un costo elevato.
PS 2 – Il sistema operativo Ubuntu, con tutto il software disponibile, anche specifico per la didattica (edubuntu) è libero e gratuito! La scuola non deve pagare nessuna licenza d’uso. (Magari queste cose le hai già scritte, ma non fa male riscriverle qui)
Concordo su tutta la linea…internet per farci qualcosa, per risolvere problemi generando di volta in volta un proprio pensiero nuovo.
secondo me una cosa deve essere chiara: se gli studenti copiano è perchè si danno compiti che consentono di copiare.- La “colpa” non è, quindi, ne di internet ne degli studenti ma degli insegnanti che continuano imperterriti a dare compiti come se vivessero 10 – 15 anni fa e non si sono accorti che il mondo intorno a loro è cambiato.
Senza trascurare il fatto che più di qualche voce urla Basta compiti! http://lascuolachefunziona.ning.com/forum/topics/basta-compiti
D’accordissimo su tutta la linea. La rete impone un ri-pensamento dalla didattica e spinge verso nuovi lidi: parafrasando il sommo…docenti, non vogliate negar l’esperienza fuori dalla scuola, del mondo con la rete.
Oggi ho seguito la nipotina che faceva i compiti di II elementare; a un certo punto doveva colorare degli animali che stavano sulle schede assegnate dalla maestra; le ho cercato le immagini su google per farle vedere la volpe, il fagiano , il passero ecc ecc
Lei si è divertita perché ha potuto “copiare” i colori, ma anche vedere che la volpe può essere artica e non ecc, il fagiano diverso dalla fagiana e così via. (Modestia a parte alla fine la fanciullina ha sentenziato :”sei la migliore!”)
Però ho pensato anche a quanto assurdo fosse darle dei disegni in cui il passero sembrava un pollo e la volpe un cane e così via. Visto che è facile scaricare immagini corrette, perché darle approssimative o fuorvianti?
Insomma non ho potuto non pensare che a volte il pc infastidisce perché mette l’insegnante di fronte alla sua (non colpevole, ma reale) imprecisione.
Il post mi è molto piaciuto; la mia interpretazione questa volta è laterale, però mi sembra che funzioni 🙂
Sottoscrivo pienamente le due conclusioni e tutto il resto
Suggerirei alla maestra di chiedere ad Antonio e qualche altro compegno di comporre ina filastrocca con GoogleDocs. A mio avviso molto più divertente.
Grazie Gianni per gli spunti di riflessione.
Saluti
Davide
bel post convincente su un argomento delicato ma fondamentale oggi.
un’altra volta vi esporrò le mie pratiche quotidiane in classe. ho bisogno ancora di riordinarle, dato che si susseguono giorno dopo giorno.
a presto quindi