Mi addolora sempre, credetemi, avere conferma di quanta incompetenza giri anche nel nostro ambiente, di quanta approssimazione – al limite dell’ignoranza – concettuale venga usata solo per commercializzare servizi e prodotti, di quanta creduloneria serpeggi anche tra nobili insegnanti, di quanta superficilità guidi le scelte di politici e amministratori. Di quanta incapacità ci sia di valutare i risultati degli investimenti. Di quanta faciloneria guidi gli investimenti pubblici.
Cosa ha mosso queste mie nobili riflessioni? Un messaggio ricevuto stamattina da una amica insegnante (un altro buon frutto della frequentazione della rete) che condivido – con il suo ok e adeguatamente depurato di riferimenti di contestualizzazione – perchè credo serva dare testimonianza di comportamenti che non sono certamente l’eccezione. L’amica scrive:
Ti ho pensato intensamente ieri pomeriggio durante la formazione LIM organizzata dal nostro Istituto.
Il relatore giovanissimo si è trovato subito in difficoltà nell’usare Openoffice al posto di Powerpoint….” le animazioni e i caratteri potrebbero non corrispondere!”.
Nel momento in cui non è riuscito ad attivare la lavagna ha esclamato “Ah…è un problema di Openoffice!” e io non ho potuto fare a meno di rispondere “Ma non sarà un problema della LIM xxxxx che non riconosce l’Opensource???”.
Nessuna risposta a riguardo.
Il seguito è stato una successione di slides sul Costruttivismo: penso di non aver mai ascoltato in così breve tempo tante baggianate!
…il fascino del mezzo….la LIM al centro del contesto….”Mi scusi, ma è nato PRIMA il costruttivismo che la LIM….” poi ho lasciato perdere perchè mi sembrava sparare sulla croce rossa.
Ciliegina finale…..una carrellata di esperienze rigorosamente scaricate da Internet. Ecco la condivisione e la nuova metodologia: un’immagine di Dante collegata ad un file word di un canto dell’inferno. La condivisione: i lavori possono essere visti da tutta la classe! Scusi ma forse un videoproiettore non costa di meno?E alla fine non ho fatto a meno di domandare: “ma scusi il software Notebook funziona esclusivamente con la xxxx ?Perchè all’Expo a Padova ho visto altre lavagne…e se cambio regione il mio materiale si autodistruggerà???” E lui: “Mah…non so…mi devo informare meglio…le farò sapere…”.
Sono senza parole. Sconvolta. Un corso simile pagato con i Fondi Europei. E considera che la società xxxxxx sta erogando questi corsi in tutta la xxxxxx!
Parlarne con i colleghi e fare la figura della “terrona” che critica tutto?
Voglio cambiare mestiere….
Una situazione grottesca, al limite del surreale.
Mi domanda, che bisogno c’è di scomodare il costruttivismo per una operazione (bassamente) istruzionista? Che ci si vergogni di dire che con la LIM non si fa altro che replicare – arricchendola sul piano formale – la didattica istruzionista? Che solo il costruttivismo, con la sua aura di innovazione, nobiliti un’operazione conservatrice? Perchè infiorare con (peseudo) concettualizzazioni didattiche un operazione commerciale?
Ma abbiamo idea di cosa significhi “interazione” o “condivisione”?
Ogni tanto qualche nodo viene al pettine. Grazie cara amica per la testimoninaza.
PS. ora ora mi arriva l’ok alla condivisione
condividi tranquillamente! ….superificialità e incompetenza. Hai detto bene. Non pensavo veramente di trovare questo approccio anche a xxxxx. Sto meditando seriamente di ritornarmene da dove sono venuta e imboscarmi in qualche ufficio.
Tienti duro, cara amica … la scuola ha bisogno di persone come te!!! Cervello e passione sono merce rara….
ah ah ah…mi ricorda i tanti corsi che ho fatto e i cui relattori strapagati ..e io a gratis …non sapevano dove avevano i piedi ….sta succedendo anche adesso con il pc e internet ….la scuola ..chi …di dovere dovrebbe mettere alla prova i candidati a tenere i corsi di aggiornamento ..non è giusto che noi poveri docenti volenterosi dobbiamo subire ore di aggiornamento a vuoto …piene di sbadigli …vergogna mi viene da dire …
Elisa, come si dice … la storia si ripete. Purtroppo
…e l’avventura della tua amica non è l’eccezione, ma la regola… e alla fine, un po’ ci si stanca di predicare… se hai tempo, dai un’occhiata al mio ultimo post che chiede anche a te un suggerimento… Quanto agli amministratori improvvidi… c’è da riscrivere la Divina Commedia! Buona vita 😉
Oh, come dice bene Agati: non eccezione, ma regola.
E così mi accodo e testimonio la mia infelice esperienza riguardo al corso per l’utilizzo dello strumento … ”innovativo” !
I nostri quattro incontri in presenza si sono svolti all’insegna della costante lamentela da parte della tutor per l’assenza della connessione Internet. “Ma come si può fare formazione su un corso con piattaforma on line, senza la connessione”. Caspita: doveva farci vedere la piattaforma! – agli imbecilli che non sanno leggere una pag web! 🙁
Quindi, due paroline ripetute all’infinito, sull’innovazione, su cos’è la LIM, è “di più” (più di cosa non si sa, eh..!). Come nella testimonianza della collega, “potete inserire delle immagini”, i ragazzi sono coinvolti e poi, questa le piaceva molto, i ragazzi sono una “risorsa”. Ma mica meglio esplicitato! Per la verità, si riferiva al fatto che i ragazzi apprendono “prima di noi” l’uso degli strumenti.
Ancora, banalità su lavori pappa-pronta preparati a casa con il software della LIM, ecc…
Epperò… un paio di volte anche la nostra ha utilizzato il termine “costruttivismo”: ma non con slides, no, così… solo perché sicuramente faceva “effetto”!
Le ciliegine ci sono state, come no! Qualche collega ha sentenziato: benissimo, posso quindi prepararmi in santa pace il mio Power Point a casa e lo uso in classe! Approvazione da parte della tutor ! ! !
Ho provato ad azzardare qualche discussione sulla didattica “attiva”, quantomeno dinamica …, mi sono sentita un’aliena. Riscontri zero! Anzi, poiché in un incontro avevo anticipato una problematica alla tutor, ho notato che ha pensato bene di riservare gli ultimi 5 minuti alla discussione! Quando si era quasi in piedi…
In definitiva. Depressione, delusione grande, ancora una volta!
un saluto.
Caro Gianni, seguo da un po’ di tempo i tuoi interventi anti-LIM e non posso negare che, come in quest’ultimo caso, siano per molti versi fondati e condivisibili…
Non intendo difendere il mio collega tutor del Piano di diffusione (presumo che di questo si sia trattato).
Mi preme però osservare che molte banalizzazioni o generalizzazioni indebite non sono da ascriversi solamente allo stile propagandistico-entusiastico veicolato dai corsi LIM, ma anche, in pari misura, ai suoi detrattori assoluti.
Partiamo allora da un dato di fatto incontestabile: la LIM è un dispositivo collegato al computer; nulla di più nulla di meno. La LIM è in relazione con il costruttivismo o con l’istruzionismo tanto quanto lo è una stampante o un mouse.
E’ altrettanto un dato di fatto che lo stile “formativo” veicolato dai corsi in questione abbonda di facili riferimenti psicopedagogici a teorie (?) educative. La confusione che continuamente viene giocata è tra l’uso “tecnico” dello strumento in quanto tale e l’uso “didattico” nella relazione con i ragazzi.
E’ la solita confusione concettuale riguardante il digitale che abbiamo visto prosperare indisturbata per anni e anni e che ha portato, tanto per fare un esempio, ad indicare l’acquisizione dell’ECDL come uno dei massimi obiettivi della scuola in fatto di “informatica”.
Ed è altrettanto vero che nel caso della LIM vengono decisamente sopravvalutati il ruolo e la funzione dei cosiddetti software proprietari (per inciso, i vari Notebook, ActivInspire o Workspace funzionano tutti, su tutti i tipi di lavagne, incluse quelle “artigianali”, il problema è solo e sempre un problema di licenze commerciali).
Logico che la massima aspirazione dei corsisti diventi allora quella di “impadronirsi a fondo del software xxxx” dimenticando che il problema di fondo è se e quando e in che modo usare la lavagna, se usarla per lezioni frontali, per far vedere il libro di testo, per fare brainstorming, se “chiamare” i ragazzi alla lavagna (ma a fare cosa?).
Ed è ancora vero che l’intera operazione di diffusione della LIM implica interessi commerciali di una certa dimensione. Ma è del tutto sbagliato questo?
Anche l’editoria del libro scolastico (in misura ancora maggiore credo) è segnata da interessi analoghi. Basterebbe questo forse per farci concludere che il libro nella scuola è inutile?
In ogni caso ci sono realtà, iniziative e gruppi che da tempo “studiano” soluzioni “artigianali” (fai da te) e open source a bassissimo costo. Queste sicuramente sono al di fuori di ogni interesse commerciale.
Per quella che è la mia esperienza direi che l’aspetto più interessante, e per certi versi paradossale, è che le riflessioni di uso didattico della LIM si sviluppano proprio in quei contesti nati con l’obiettivo di dare risposte e soluzioni sul piano strettamente tecnico-strumentale.
Forse perché lì la distinzione è più chiara?
Alessandro Rabbone
@ Mario: detto da te che è la norma, è una certificazione che rasenta l’assoluto 🙂
@ Anonimo: Che dire: la tua esperienza rientra nella casistica delle situazioni “NO”
Spero ci siano anche situazioni SI
@ Alessandro, grazie per la tua lunga e articolata riflessione e grazie anche per il discorso sensato che fai sulle LIM. Ma andiamo con ordine
1) Non sono anti-LIM; sono “anti” la troppa e vuota enfasi che si scatena quando se ne parla;
2) sono anti anche quando si guarda alla politica della loro diffusione: volendo informatizzare le scuole (obiettivo super condivisibile),secondo me sarebbe stato molto ma molto più utile iniziare da un pc per ogni studente anche con modalità di co-finanziamento e una rete wifi in ogni scuola. Questa si che sarebbe stata una infrastrutturazione davvero innovativa (magari associata al ri-disegno dei luogi e dei tempi dell’insegnamento)
3) concordo con te sul giudizio negativo (se ho inteso bene) sull’ECDL. Sempre più persone, anche informatici, sostengono che aver ottenuto l’ECDL non significhi “saper usare il pc”
4) mi piace molto l’approccio che dai alla LIM: una periferica, come mouse o stampante e come tale va considerata
5) penso che la critca che fai ai corsi LIM intrisi di pretese “formative” e “pedagogico-didattiche” sia la vera chiave di volta per capire il pasticcio nel quale ci si è cacciati. Molto probabilmente sarebbe bastato che i corsi si fossero limitati all’addestramento tecnico all’uso dello strumento per dare allo strumento stesso un significato diverso da quello che si è insidiato nel pensiero di tanti insegnanti, cioè uno “strumento” non una “strategia didattica”. Magari, fatta la formazione tecnica si sarebbe potuto ragionare a 360 gradi di didattica focalizzandosi sulla didattica.
Non ha senso parlare di didattica con la LIM come se ci fosse una didattica specifica per la lim. La didattica è la didattica, e basta. Con e senza la LIM. Che poi nella didattica, che in una specifica situazione didattica, si usi anche la LIM, va benissimo. Ma non solo la LIM; anche il PC, la lavagna a fogli mobili, il proiettore per le slide, un video, un blog, un lavoro di gruppo in presenza, un libro, una dispensa … quello che serve.
Ho la sensazione, sostenuta anche dal tuo pregevole commento, che tanti equivoci (concettuali) siano proprio nati dal mescolare la formazione/informazione/addestramento alla LIM con spunti di didattica che hanno forzato la creazione di una (falsa) “didattica con la LIM”.
Conosco decine di bei cervelli assoldati per dare un significato agli investimenti (non riflettuti) decisi dai politici; gente che si sforza a ricercare, e finire col doverseli inventare, “valori aggiunti” della LIM e so quanto frustrante sia quel lavoro.
Allora, perchè non facciamo una proposta? Diciamo che facciamo formazione solo tecnica per la LIM e bandiamo da quei corsi ogni riferimento e ogni termine pedagogico e didattico ( e con questo abbandoniamo ogni velleità di didattica con la LIM). E chiudiamola qui con le LIM. Poi, ma solo poi e senza che ci sia alcuna connessione con la LIM, facciamo, per chi vuole, qualche formazione didattica, senza alcun riferimento a qualsivoglia strumento. Didattica pura. Ovviamento con il dovuto approccio. Se, allora, dovesse diventare questa la prospettiva, io un’idea ce l’avrei e saprei da dove iniziare. Ma questo è un altro discorso (vero Lucarelli?).