Volendolo connotare in altro modo, un pensiero debole, superficiale, banale, vuoto, approssimativo …. Un pensiero definibiile anche “comune”,  con analogia al “senso comune”.
Mi riferisco al pensiero che spesso incontro quando, gente anche “importante” si mette a discettare su temi che toccano nel vivo la nostra vita di tutti i giorni come la scuola, i giovano d’oggi, l’innovazione, la rete; persone che pur di una (presunta) competenza in materia ne parla come fosse la mitica casalinga di Voghera.

Un pensiero che starebbe bene nella testa della persona che per mestriere non fa di quella tematica un “uso” professionale, tecnico … Mi spiego: è accettabile che io, Gianni Marconato, esprima un mio pensiero sulla riforma del fisco in Italia basata sul senso comune, sul pensiero prevalente, anche sugli sterotipi; non è accettabile che io esprima lo steso tipo di pensiero quando parlo di scuola o di apprendimento.

Si ha la pretesa di esprimere un pensiero “oggettivo” e, quindi, “vero” e si presenta un solo punto di vista, il proprio. Non che questo sia un male; è umano farlo.

Troppo spesso si dimenticano le numerose prospettiva da cui un tema, un problema può essere traguardato, prospettive che rappresentano le mille implicazioni del problema, i mille punti di vista.

Per questa gente ogni questione è come il “quanto fa 2 + 2”, problema chiaro, definito, con procedura di soluzione codificata, con un’unica soluzione accettabile.

Come massima arditezza si arriva al pensiero duale (o bianco o nero; o con me o contro di me), mai al pensiero plurale. E così ci si impedisce di capire (e risolvere) il problema.

La nostra scuola ci allena a questo tipo di approccio cognitivo; la scuola  ci semplifica ogni problema. La scuola ci protegge dall’errore, dall’ansia dell’incertezza e dell’ambiguità. La scuola ci INSEGNA cosa dobbiamo fare in ogni occasione, cosa e – soprattutto – come dobbiamo pensare. E, sempre più spesso, come dobbiamo NON PENSARE.

Il pensiero a senso unico ci fa crescere in un universo idiosincratico, con noi al centro e gli altri mere fonti di disturbo al nostro agire.

La questione non è pensare plurale per essere “oggettivi”, per raggiungere la “verità” ma per costruire una nostra posizione considerando le posizioni degli altri. Maggiori sono i punti di vista che siamo in grado di considerare, più forte, più solido sarà il nostro pensiero e più efficace sarà la nostra azione.

Ritornando al tema iniziale, sono giunto alla conclusione che chi è portatore improprio di “pensiero comune” lo faccia per una delle due ragioni:

  1. perchè non è in grado di cogliere tutte le implicazioni, prospettive, punti di vista  presenti in quella tematica e la tratta, di conseguenza, in modo superficiale ovvero da incompetente. E dice sciocchezze.
  2. perchè ha la piena consapevolezza della complessità della tematica ma per qualche ragione ne evidenzia solo alcuni aspetti, quelli che fanno più comodo per il sostegno della tesi, spesso non dichiarata, ovvero da fazioso. E fa propaganda.

Il problema è che il pensiero banale di chi parla trova accoglienza in una società plasmata, anche dalla scuola,  sul pensiero banale e nessuno trovo scandaloso che questo accada.

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4 pensiero su “Il pensiero comune”
  1. Mi piace questo pensiero sul "pensiero". Lo definirei semplicemente "debole" ma purtroppo diffuso.La scuola speso dimentica che il suo compito è insegnare a pensare ed allenare allo sguardo multiprospettic​o e alla com-prensione. Grazie Gianni.

  2. Oddio! Potrei dire che "mi piace", nel senso che sono d'accordo praticamente su tutto… ma che tristezza!Esiste però anche un pensiero "comune" che si produce per l'appunto pensando e che, senza pretendere di essere sempre autorevole, per il fatto stesso di essere "pensato", e magari "condiviso", spesso può mettere in crisi la supposta autoevolezza di certi "esperti". Per esempio, è comune il pensiero dei bambini che però, se non devono rispondere a una "interrogazione​" ma possono esprimere quello che pensano, almeno che il re è nudo te lo dicono!

  3. Mi piace questo pensiero sul "pensiero". Lo definirei semplicemente "debole" ma purtroppo diffuso.La scuola speso dimentica che il suo compito è insegnare a pensare ed allenare allo sguardo multiprospettico e alla com-prensione. Grazie Gianni.

  4. Oddio! Potrei dire che "mi piace", nel senso che sono d'accordo praticamente su tutto… ma che tristezza!Esiste però anche un pensiero "comune" che si produce per l'appunto pensando e che, senza pretendere di essere sempre autorevole, per il fatto stesso di essere "pensato", e magari "condiviso", spesso può mettere in crisi la supposta autoevolezza di certi "esperti". Per esempio, è comune il pensiero dei bambini che però, se non devono rispondere a una "interrogazione" ma possono esprimere quello che pensano, almeno che il re è nudo te lo dicono!

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