Inquietante.
Altro non si può dire del quadro che emerge in un recente articolo del Corriere sulle “scuole” via web negli Stati Uniti. Titolo dell’articolo “Il flop degli studenti online. In classe si impara di più. Con occhiello: Sotto accusa le scuole via web: rubano fondi all’istruzione pubblica
L’articolo dà conto del fatto che:
grazie a leggi varate in una trentina di Stati, ci sono circa 250.000 cyber-scolari che dal kingergarten alla maturità “freqentano” la scuola senza mai mettere un piede in una scuola convenzionale (capiamoci bene: scuola elementare a distanza)
in tre anni si è avuto un incremento del 40% di questi “studenti”
il 60% di questi studenti è indietro in matematica rispetto alla media USA, il 50% fatica nella lettura, un terzo non si matura in tempo, tantissimi si ritirano a pochi mesi dall’iscrizione.
Ma si viene a sapere anche che:
queste scuole pur essendo private erogano un servizio pubblico, cioè sono pagate con soldi pubblici
la più grande di queste scuole (la K12) è stata fondata da banchieri della Glodman Sacks (quelli del tristemente famoso crack) ed ha come presidente l’ex ministro dell’istruzione di Regan
il giro d’affari di questa scuola è di 533 milioni di dollari l’anno con un incremento del 36% nell’ultimo anno ed uno stipendio di 5 milioni di dollari l’anno per il suo fondatore
per ogni studente, la K12 riceve dallo stato 10.000 dollari l’anno
un insegnante di queste scuole gestisce sui 250 studenti
Dato non irrilevante:
queste scuola sono in prevalenza frequentate dai poveri delle zone rurali
I fatti raccontati nell’articolo ma anche la titolazione dell’articolo stesso portano alla nostra attenzione di “professionisti” delle tecnologie didattiche un paio di questioni inqietanti:
- Le tecnologie didattiche sono usate per impoverire l’istruzione invece di arricchirla (mentre chi si arrichisce sono i proprietari delle scuole via web).
- Un approccio superficiale alla questione che tanta stampa anche autorevole non perde occasione di avre, porta ad identificare la scuola via web (ovvero l’uso delle tecnologie nella didattica) con una scuola necessariamente di bassa qualità.
Sul primo punto mi viene da dire che siamo in presenza di una tendenza di cui si vedono alcuni segnali anche da noi con l’allegerimento della presenza del pubblico nell’educazione a favore del privato (con i soldi pubblici). Sono certo che una politica liberista e di destra insisterà su questa strada e ne vedremo di belle.
Sul secondo punto credo che più di qualche colpa ce l’abbiamo anche noi che professionalmente ci occupiamo di queste cose, noi che abbiamo innovato davvero poco usando le tecnologie, innovando solo apparentemente, facendo tanta retorica dell’innovazione e poco impatto migliorativo.
<<<<<<<
http://www.corriere.it/cultura/11_dicembre_15/farkas-flop-studenti-online_42737946-2721-11e1-853d-c141a33e4620.shtml
Immagine www.mariedargent.com
Gianni, sono d’accordo con te: la tecnologia fornisce strumenti, questi strumenti rispondono a input, accelerano, incuriosiscono e così via; dentro a questi strumenti (informatici) c’è un groviglio di fili e schede più una sofisticata programmazione che a volte è rigida a volte flessibile; ma il tutto dà luogo comunque a uno schema con cui non risolviamo i problemi se non li abbiamo prima analizzati e impostati. Tanto meno possiamo risolvere, anche se lo strumento fosse meraviglioso, tutte le complesse situazioni del trasmettere, ricevere, incentivare e motivare alla conoscenza in quantità e qualità.
Penso sia una buona idea non dimenticare questo argomento (che tu, conosci meglio assai di me e sai come non sia nuovo!) ma il tipo di impostazione che ne danno i media non mi sorprende: rimangono sempre al livello dell’apprendista stregone: “come ti replico la magia dello stregone?” In questo caso con un simulatore mediatico del “maestro”.
Mi verrebbe da dire: “ma mi faccia il piacere!”.
Buone feste
l’apprendista stregone ha inserito il corsivo, e non l’ha chiuso!! 🙂 lo sapevo che non mi dovevo avventurare in pratiche stregonesche! XD
Mariaserena, sono terrorizzato dal pensiero banale, semplificativo, stereotipato, propagandistico, mistificatorio che anche i media ( e tanti politici) fanno della didattica con le tecnologie
Aggiungo, anche per mia memoria, una riflessione su un’organizzazione US che si
accredita, e che certa stampa superficiale accredita, come l’educazione del futuro.
Leggete qua http://educationaltechnologyguy.blogspot.in/2012/03/khan-academy-not-good-pedagogy-and-not.html
Teniamo buono anche questo http://educationaltechnologyguy.blogspot.com/2011/04/flipped-classroom-what-it-is-and-my.html
Sempre di David Andrade