Un’occasione di confronto tra colleghi su importanti questioni con cui ci misuriamo tutti i giorni nel nostro mestiere ma che non riusciamo mai ad affrontare adeguatamente perché presi dall’urgenza della quotidianità.
Una zona franca, un momento di presa di distanza dal quotidiano per guardare alla nostra professione e riflettere collettivamente e per riesaminare le nostre pratiche per fondarle concettualmente ed arricchirle.
I lavori si svilupperanno a partire da alcune domande-stimolo organizzate in schede attivatrici (che saranno consegnate agli iscritti prima dell’incontro) e saranno centrati sul confronto-reazione tra i presenti
Paolo Landri, Gianni Marconato, Cesare Moreno e Salvatore Pirrozzi costituiranno delle risorse per il gruppo per articolare ed approfondire interattivamente i fondamenti della professione.
Queste alcune delle domande-stimolo:
- Perché l’insegnante da solo non migliora il proprio insegnamento?
- Bisogna davvero innovare la didattica?
- Dove inizia il cambiamento?
- Come posso innovare la mia didattica?
- Cosa succede se rovesciamo la scuola?
- Il libro di testo digitale manca di appeal?
- Perché con i corsi sulle tecnologie non si innova la didattica?
- I libri di testo servono?
- Insegnare stanca?
- Cosa si dovrebbe insegnare a scuola?
- Insegnare, una professione estrema?
- Trasmettere conoscenza?
- Interrogare è uno (stanco) rito?
- L’ iPad rende stupidi?
- L’insegnante è un impiegato della conoscenza?
- Si può imparare da un insegnante?
- Gli insegnanti dettano informazioni e gli studenti scrivono, memorizzano, imparano?
- Cosa vuol dire passare dall’insegnamento all’apprendimento?
- La tecnologia crea danni o cambiamenti?
- Lo scopo dell’istruzione è l’insegnamento o l’apprendimento?
- Come si usano le tecnologie a scuola?
- Il digitale a scuola migliora l’apprendimento?
- Un insegnante che usa la LIM insegna meglio di uno che non la usa?