Come tutti, ho anch’io dei pensieri che vanno e ritornano per andarsene nuovamente e riproporsi con una certa regolarità. Uno di questi riguarda il cosa serve veramente la scuola.
Spesso insegnare è come fare un mestiere qualunque.
Al panettiere viene chiesto di impastare acqua e farina e di produrre pane; all’insegnante viene chiesto di impastate contenuti e verifiche per produrre il cittadino e il lavoratore di domani.
Ognuno è pagato per mettere a disposizione di un utilizzatore un prodotto, il prodotto che a quel consumatore finale serve.
Alle persone serve il pane per nutrirsi e continuare a vivere, alla società, all’economia, alla politica, per potersi perpetuare inalterata, serve una persona che ne ha introiettato i valori e che possiede le conoscenze necessarie.
L’insegnante è, quindi, pagato per mantenere i meccanismi di potere.
Chi comanda paga e chi vuol essere pagato deve fornire il prodotto che a questo serve.
La conformità di quanto la scuola e gli insegnanti producono a quanto necessario è assicurata da prescrizioni (i programmi, le “indicazioni”) e valutazioni (PISA, INVALSI).
Chi non è conforme viene allontanato, chi è conforme viene premiato. Il grado di conformità viene chiamato”merito”.
Il meccanismo che sta soffocando la scuola è lo stesso che la scuola contribuisce a mantenere in vita.
Elementare, Watson?
P.S. I “meccanismi” di cui parlo non sono italiani e neppure europei, sono globali. E hanno nome e cognome.