Mi scuso preventivamente per il titolo che qualcuno/a potrebbe trovare politically incorrect, ma un’analogia rende meglio di 1000 parole. Anche se è innegabile l’autocompiacimento del solista.
Ho visto che dove la scuola funziona bene, anzi benissimo, è diffusa la cultura della collaborazione tra colleghi. Dove non funziona, ognuno gioca per sé. Ho visto, anche, che un bravo insegnante (io ne ho conosciuti parecchi), quando è costretto a fare il battitore libero, spreca molto del suo talento e gli esiti sono sempre limitati.
Un gruppo classe non a caso si chiama “gruppo” ed è evidente che il “gruppo” non è fatto dagli studenti più l’insegnante di turno, ma da tutti gli studenti e da tutti gli insegnanti: un gruppo funziona, cioè raggiunge il suo scopo, solo se lavora verso un risultato comune.
- che lavorano per uno scopo comune, condividono un interesse e lavorano insieme durante un periodo di tempo;
- che svolgono la stessa funzione;
- che collaborano allo sviluppo di un lavoro comune;
- che sono tenute unite dalla comune percezione di avere ciascuno l’esigenza di sapere ciò che gli altri sanno;
All’interno di questo gruppo vige il mutuo aiuto fondandosi su conoscenze, abilità tecniche e strumenti comuni
Seconda considerazione: il miglioramento del lavoro individuale e collettivo avviene solo attraverso la collaborazione. Il risultato è basato sulla condivisione delle esperienze, sull’individuazione delle pratiche migliori e sull’aiuto reciproco nell’affrontare i problemi quotidiani.
Le pratiche didattiche migliorano la propria efficaci solo se ogni insegnante costruisce il proprio agire didattico sull’esperienza degli altri insegnanti. La qualità dell’insegnamento è frutto dell’effetto cumulativo delle pratiche di un comunità.
Ogni insegnante scopre attraverso la propria pratica ciò che è efficace, ma se questa non viene articolata e condivisa non migliora. Lo sviluppo avviene solo costruendo sul lavoro di altri.
Al di fuori della collaborazione autentica tra insegnanti
- non si ha sviluppo del sapere (pratico) dell’insegnante;
- non si consegue “qualità” didattica;
- non si riesce ad innovare la didattica traendo beneficio dai risultati delle scienze dell’apprendimento.
Ecco perché l’insegnamento è una pratica …