scuola riformata

L’idea di scuola renziana è realtà ed abbiamo ora, certificata, la pessima scuola. Ce ne faremo una ragione.

A questo punto conviene aver chiaro che scuola ci troviamo ad avere, passo dopo passo, mano a mano che le novità verranno rese operative, quando anche le importantissime questioni lasciate alle deleghe, autentiche cambiali in bianco, prenderanno forma.

Punto primo: non si tratta di una riforma fatta con i piedi o da gente incompetente. La riforma ha una sua logica e, da quel punto di vista, è fatta bene, benissimo. Ci hanno lavorato belle teste e, ovviamente, con le loro idee, con le idee del committente.

Secondo punto: non si tratta di una riforma che non piace a nessuno anche all’interno della scuola. E’ una riforma che va benissimo a parecchia gente di scuola, a persone che meritano il massimo rispetto, persone che usano la propria testa, persone che hanno una loro idea di società e di scuola.

Detto questo, il punto è: che visione di scuola viene realizzata dalla legge 107 del 13 luglio 2015?

La “nuova” scuola sarà in perfetto stile neo-liberista (come tutta la politica italiana, europea, e mondiale,  con poche enclave di resistenza). Il Job Act realizza una visione neo-liberista dei rapporti di lavoro; il welfare con la riforma delle pensioni, pure, la politica economica da Monti a Padoan, idem ….

Scuola neo-liberista vuol dire:

  • Alleggerimento della presenza dello stato;
  • Deregolamentazione;
  • Spazio all’iniziativa privata (con cospicui finanziamenti pubblici) ;
  • Precarizzazione dei rapporti di lavoro (per l’aumento della competizione, ovvero guerra tra poveri);
  • Diminuzione reale della remunerazione del lavoro (più ore di lavoro a remunerazione costante);
  • Accorciamento ed efficientizzazione della catena del comando (per un controllo efficiente ed efficace);
  • Aumento delle diseguaglianze (una scuola per pochi, una scuola per i “migliori”);
  • Controllo culturale (per indirizzare i contenuti dell’istruzione; per un pensiero didattico unico);
  • Valutazione sulla base di standard globali (OCSE- PISA e INVALSI).

In questo quadro generale il “destinatario” della scuola non è lo studente ma l’economia. Lo scopo della scuola è quello di conformare le persone al mercato.

 

 

 

 

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