Analfabetismo
L’amico Maurizio Parodi, grande guerriero contro i “compiti per casa” e i “compiti per le vacanze “, una persona di scuola che mette in guardia da ogni automatismo nella didattica e da tanti suoi presupposti impliciti (tipo: l’insegnante insegna e lo studente impara o più si insegna più si impara, per insegnare bisogna soffrire …), solleva oggi una questione molto importante: la debolezza didattica. Maurizio parte della constatazione che molti insegnanti hanno sostanzialmente una didattica trasmissiva nonstante le Indicazioni nazionali predichino il contario.
Nelle scuole italiane, gli insegnanti continuano a “fare lezione” (cattedratica, verbosa), nonostante le INDICAZIONI NAZIONALI risalgano al 2012:
“… l’obiettivo della scuola non può essere soprattutto quello di inseguire lo sviluppo di singole tecniche e competenze; piuttosto, è quello di formare saldamente ogni persona sul piano cognitivo e culturale, affinché possa affrontare positivamente l’incertezza e la mutevolezza degli scenari sociali e professionali, presenti e futuri. Le trasmissioni standardizzate e normative delle conoscenze, che comunicano contenuti invarianti pensati per individui medi, non sono più adeguate.
Cosa sono le lezioni frontali se non “trasmissioni standardizzate e normative delle conoscenze, che comunicano contenuti invarianti pensati per individui medi”!?!
Analfabetismo (pedagogico) di base o di ritorno?
Premesso che le indicazioni nazionali (primo ciclo, nello specificio, visto che Maurizio è DS in un IC) sono per tanti insegnanti quello che per il cattolico medio è il vangelo (un libretto da tenere in libreria e di cui ogni tanto guardate il dorso ma guardarsi bene… dal mettere in pratica), la questione della qualità della didattica non può essere affrontata e risolta per via normativa e prescrittiva. Non basta che qualcuno dice a tutti a fare: sappiamo bene che l’insegamento per ingiunzione (la lezione) non funziona; l’efficacia della didattica, la promozione dell’apprendimento significativo vengono prima e vanno oltre le chimeriche Indicazioni.
Una mia riflessione sul tema.
La questione che vedo nei miei lavori con gli insegnanti è l’estesa non consapevolezza della propria didattica.
  • Cosa voglio ottenere con la mia didattica?
  • Perchè insegno così?
  • Quale scopo mi prefiggo utilizando questa didattica?
  • Perchè utilizzo questa tecnica e non un’altra?

Poche domande e solo apparentemente banali ma la base di ogni didattica efficace, quella che si fonda sulla consapevolezza delle scelte e dell’operatività.

Diversamente è didattica automatica (*), si fa quello che si è sempre fatto, quello che si è sempre visto fare, un fare ancorato a teorie implicite su come si impara e come si insegna.

E’ il frutto di una didattica non riflettuta, non migliorata attraverso la riflessione su quello che quotidianamente si fa e sui suoi presunti esiti. Sarebbe invece di grande utilità una riflessione fatta anche confrontandosi con qualche teoria (le teorie non si applicano ma si usano nella misura in cui hanno un senso per noi) perchè come diceva Kurt Lewin, nulla è più pratico di una buona teoria.

A proposito di teoria, ogni tanto nelle attività che faccio con gli insegnanti mi “scappa” qualche breve ma appassionata chiacchierata sull’apprendimento, sulle varie forme di apprendimento, sulle diverse strategie di apprendimento per diverse forme di apprendimento (le basi per ogni didattica) e non di rado sento espressioni di meraviglia tipo “interessante questa cosa” o “buono a sapersi”…..per i fondamentali del mestiere?

Nella breve discussione fatta poco fa in Facebook, una collega (Tiziana Milito) amaramente conclude:

Si, però si discute di sicurezza, registro elettronico, Lim. La didattica è ormai aspetto marginale

(*) Non è questo il caso dell’azione esperta, quella che si esegue solo apparentemente in automatico ma che è invece frutto di tante e tante ripetizioni riflettute, riesaminate e migliorate, di tante teorie assimilate e piegate alle proprie esigenze, di creatività e ingegno

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