Sempre più attuale nelle nostre scuole la “competenza”. Una nuova parola d’ordine? Una moda? Nuova burocrazia? Una realtà? Un miraggio?
Premesso che sono più che convinto che la prospettiva della “competenza” possa contribuire a migliorare notevolmente la qualità dell’apprendimento degli studenti, ho la sgradevole sensazione che si stia perdendo anche questa possibilità di miglioramento della didattica e della nostra scuola.
Ho la sensazione che, nei fatti anche se non nelle intenzioni, si stia procedendo molto gattopardescamente: cambiare tutto per non cambiare nulla.
A leggere i POF e a sentire chi lavora a scuola, ovunque si sta facendo didattica e valutazione delle competenze. Leggo, poi, la documentazione prodotta dai diversi Consigli e di “competenza” ne trovo più nei titoli che nei contenuti.
Altra sensazione, sviluppata anche parlando con tanti insegnanti, è che il più delle volte l’avvicinamento alle competenze sia avvenuto più con tanta buona volontà o sotto la spinta di un adempimento burocratico che con metodo, ovvero senza strumenti concettuali e operativi, con idee poco chiare.
Vedo ancora tanti “contenuti” e non poche “abilità” confuse, con convinzione, con competenze.
Eppure, a ben guardare, la didattica per le competenze ricomprende in sé le più importanti scoperte fatte in questi ultimi 20 anni sulla conoscenza e sull’apprendimento: la loro natura situata, distribuita, collaborativa, sociale, operativa. La didattica per le competenze consentirebbe di integrare 20 anni di scoperte in una didattica omogenea ed efficace.
Oltre a questa considerazione e oltre l’aspetto normativo e l’obbligatorietà della certificazione, la didattica per le competenze è una didattica ricca per lo studente: attraverso le metodologie tipiche della didattica per le competenze viene promosso l’apprendimento significativo e con esso la comprensione profonda, l’appropriazione, il transfer degli apprendimenti, lo sviluppo di importanti processi di pensiero, di abilità personali e interpersonali e tutto questo equipaggia gli studenti di importantissime risorse per la loro autonomia. Si stimola lo sviluppo della responsabilità e la capacità di autodirigere il proprio apprendimento, la capacità di imparare quando si vuole o si deve. E tanto altro ancora.
Mi sto rendendo conto che il vero ostacolo al cambiamento è il tempo per poter fare tutto quello che serve.
Ho ben chiaro quali e quante siano le incombenze quotidiane di insegnanti e dirigenti e di come, nella pratica, le scelte siano determinate più facilmente dall’urgenza che non dall’importanza; mi rendo, anche, conto che siano vissute come più pressanti le esigenze burocratiche che non quelle didattiche, ma se la scuola è il luogo dell’apprendimento e della didattica, uno sforzo in più verso questa missione originaria andrebbe fatto. Con grande vantaggio per gli studenti.
Invece la didattica reale non è al primo posto.