Chi mai potrebbe negare l’importanza del senso critico come “contenuto” delle attività didattiche? Nessuno, in effetti. Proprio per questo nessuno mai lo nega a parole (qui un articolo recentissimo sulla questione). Ma, in realtà, lo si fa. E come lo si fa? Lo si fa stando in superficie con qualche artificio innocuo o incidendo, dolorosamente, la carne della questione?
Senso critico significa sapersi approcciare all’informazione in modo non pregiudizialmente orientato, e,, dunque decodificare la narrazione mainstream della realtà, coglierne i punti di vista e le implicazioni -anche le meno evidenti-, le criticità, identificare chi vince e chi perde …
Senso critico significa anche non accettare l’approccio TINA, There Is No Alternative.
Come sviluppare senso critico a scuola?
Premesso che il senso critico non è una competenza che si sviluppa in modo diretto attraverso una singola attività didattica, bensì come effetto collaterale e di lungo periodo e, pertanto, frutto di scelte didattiche strategiche e di lungo termine, di adozione di adeguate strategie didattiche (gli anglofoni direbbero “learning strategies”) , un aspetto cognitivo rilevante da sviluppare negli studenti è quello dell’esistenza di differenti punti di vista: non esiste, praticamente, alcuna questione che viene portata alla nostra attenzione quotidianamente, rispetto alla quale non vi sia una pluralità di opinioni e che conduca a comportamenti individuali differenti: “correre fa bene o fa male?”, “perché c’è l’acqua alta a Venezia?”, “l’immigrazione è un danno o una risorsa? “
Sono tutti “problemi” che non hanno una sola risposta vera, perché la risposta che ognuno di noi dà è determinata dai propri interessi, dai propri valori, dalle proprie priorità: la nostra risposta o soluzione è determinata dal nostro specifico e personale PUNTO DI VISTA.
La questione diventa, allora, saper riconoscere, in primis, il fatto che esistano differenti punti di vista e non “verità”, poi capire cosa determinino quei punti di vista e, infine, assumere una propria posizione alla luce di tutte le implicazioni e delle possibili alternative. Esplorati i punti di vista si arriva, quindi, ad assumere una propria posizione che, a questo punto, è consapevole e argomentata.
Sul piano didattico abbiamo a disposizione una teoria e una strategia didattica: la Flessibilità Cognitiva (Cognitive Flexibility Theory) e gli Ipertesti per la Flessibilità Cognitiva (Cognitive Flexibility Hypertexts). Queste tematiche sono oggetto del mio corso.
Un esempio: l’alternanza scuola-lavoro (nella più recente formulazione “percorsi….”) può essere un’occasione per sviluppare senso critico? Quali possono essere le differenze tra realizzare un’esperienza di apprendimento “in situazione” connotata dall’accettazione della situazione e viverla criticamente?
Tempo fa avevo pubblicato qui un post sull’ASL dove concludevo proponendo alcune ipotesi di lavoro per cogliere l’occasione di allenare il pensiero critico. Alcuni dei percorsi di lavoro proponibili agli studenti in alternanza:
IL LAVORO: Come si è evoluto il lavoro e perché? Cosa c’è di diverso nel lavoro di oggi da quello di tempo fa? Quanto lavoro c’è?
LAVORATORI: Come sono le condizioni economiche, contrattuali, di salute di chi lavora?
IL VALORE ECONOMICO: come viene distribuito il valore creato attraverso il lavoro?
IL VALORE PERSONALE: L’importanza del lavoro, la soddisfazione sul lavoro, le malattie correlate al lavoro, cosa significa non avere un lavoro…