A quattro anni dipingevo come Raffaello, poi ho impiegato una vita per imparare a dipingere come un bambino. Pablo Picasso
Mi sono più volte domandato da dove venga la vera innovazione, se sia una cosa che scaturisce all’improvviso, per un colpo di genio o se non sia un progressivo spostamento dalla tradizione. Se l’innovazione abbia le proprie basi in qualcosa di precedente, se la tradizione, il consolidato fornisca la spinta per il cambiamento e da questa riceva continuo nutrimento (ovviamente pensavo alle didattiche così dette innovative).
Mi sento di fare questa affermazione: ogni vera innovazione (didattica) ha le sue basi nella tradizione (didattica). Consegue che per poter insegnare in modo “innovativo” è necessario saper, prima, insegnare in modo “tradizionale”.
Chi non possiede solide basi nei fondamenti dell’insegnamento (padronanza delle discipline, lezione frontale) non farà didattica innovativa ma solo didattica casuale. Si imploderà nel caos più totale, nel disordine epistemologico, nella irrintracciabilità degli apprendimenti realizzati.
L’arte moderna e contemporanea mi è sempre piaciuta, per essere evocativa più che descrittiva, per offrire la possibilità di letture multiple, per il suo portato di liberà. Lo stesso dicasi per la musica: adoro Brian Eno, Philp Gass (memorabile Einstain on the beach che con l’ossessiva ripetizione delle stesse note ti porta a perderti nei tuoi pensieri e nelle tue emozioni ),Michel Nyman, Terry Riley, Erik Satie …..
Pablo Picasso, ad esempio, ho iniziato a conoscerlo per le opere dell’ultimo periodo, quelle del cubismo, per intenderci. Poi, una volta, mi sono domandato: ma Picasso ha sempre dipinto così? Ha rotto con la tradizione da sempre? … e mi sono documentato…….