Capita che quando non si abbiano delle “evidenze”, a scuola si valuti intuitivamente, che non vuol dire valutare a caso ma di farlo sulla base di criteri impliciti (forse anche difficilmente esplicitabili), non dichiarati.
L’implicito si basa sull’esperienza di chi valuta, sulla conoscenza dello studente e del suo percorso, su criteri che si sono stratificati in anni di lavoro e in qualche modo auto-validati.
La valutazione implicita, in qualche misura legittimata sulla base delle motivazioni qui sopra esplicitate, si espone al grave rischio dell’arbitrarietà.
Come è possibile, allora, valutare a distanza quando vengono meno le condizioni del controllo che sono possibili nel faccia-a-faccia? Quando l’esito della valutazione può essere contestato da genitori-avvocati dei figli?
Fatte salve le implicazioni amministrative di cui non so nulla, una soluzione accettabile potrebbe essere questa:
- Formulare per iscritto il compito valutativo e consegnarlo allo studente,
- Predisporre una griglia di valutazione evidenziando almeno 3 criteri (cosa conferisce qualità al lavoro dello studente), articolando per ognuno la valutazione su 3 o 4 livelli e consegnarla allo studente contestualmente al compito valutativo,
- Fornire un esempio di buona soluzione dell’esercizio proposto (del tipo degli “esercizi svolti” o nella formulazione inglese “worked examples)
- Restituire allo studente la griglia compilata per ogni criterio e con la valutazione finale.
A me pare un approccio ragionevole, di accettabile validità, rispettoso dei diritti di tutti e in grado di offrire elementi amministrativamente validi per gli aspetti formali della valutazione (i voti nel registro).
Una forma di valutazione un po’ più sofisticata la ho descritta qui
A voler sottilizzare sulla validità e affidabilità della valutazione fatta in presenza: perché 6,5 e non 7? E perché 8 e non 9?
PROPOSTE FORMATIVE
[…] Sorgente: DaD – La valutazione intuitiva […]