P. Picasso, a 9 anni

Ho sempre trovato utile approfondire gli aspetti teorici di quello che facevo, se non altro per dare ascolto a K. Lewin che disse “Nulla è più pratico di una buona teoria”. Una buona teoria illumina il percorso.

Ripropongo qui una parte, mai pubblicata per tagli redazionali, di un articolo degli anni ’90 sulla FAD.

La teoria dell’autonomia e dell’indipendenza

Tre sono gli autori che sviluppano questo tema.

Il primo è Rudolf Manfred Delling dell’Istituto tedesco per gli studi a distanza all’Università di Tubinga che nel 1966 propose la seguente definizione:

“L’istruzione a distanza (fernunterricht) è una attività pianificata e sistematica che comprende la scelta, la preparazione e la presentazione didattica di materiali d’insegnamento e la supervisione ed il supporto dell’apprendimento dello studente che è conseguito superando la distanza fisica tra lo studente e l’insegnate attraverso almeno un appropriato mezzo tecnico” (Delling, 1966).

Delling considerò l’istruzione a distanza come un sistema d’apprendimento multi-dimensionale che utilizza mezzi artificiali di comunicazione. Dal suo punto di vista l’istruzione a distanza non è un processo d’insegnamento; infatti, tra le sue otto dimensioni del sistema d’apprendimento non compare l’insegnante.

L’istruzione a distanza è un metodo d’insegnamento basato sul “dialogo” artificiale differenziandolo da quello da lui definito “monologo” che caratterizza i libri, le riviste, la radio e la televisione. Delling tende a ridurre il ruolo dell’insegnante e ad enfatizzare l’autonomia e l’indipendenza dell’allievo.

Diversamente, Charles A. Wedemeyer usa il termine “studio indipendente” per descrivere l’istruzione a  distanza di livello universitario. Questa è la sua definizione: “

L’apprendimento indipendente è quell’apprendimento che è il risultato di attività svolte dall’allievo nello spazio e nel tempo, allievo il cui ambiente è differente da quello della scuola convenzionale, allievo che può essere guidato dall’insegnante ma che non dipende da lui, allievo che accetta un certo grado di libertà e responsabilità nell’iniziare e nello svolgere le attività che portano all’apprendimento” (Wedemayer 1973).

Il suo pensiero è stato influenzato da Carl Rogers e la sua visone poggia su due pilastri: ideali social-democratici e filosofia educativa liberale.

Wedemeyer crede che nessuno possa avere limitate le proprie opportunità di apprendere a causa delle sue condizioni economiche, dell’isolamento geografico, degli svantaggi sociali, di problemi di salute, della reclusione e, comunque, a causa della sua impossibilità di collocarsi all’interno del particolare ambiente delle istituzioni per l’apprendimento. Riteneva che per rendere possibile tutto questo, fosse necessario rompere le barriere di tempo e spazio, separare l’insegnamento dall’apprendimento fatto, questo, che richiede che le due attività siano pianificate come attività separate.

La storia dell’educazione formale è caratterizzata da un modello costante di allievo inserito in un gruppo e che questo modello passò attraverso un graduale esaurimento in sei successivi passaggi: l’invenzione della scrittura; l’invenzione della stampa; l’invenzione dell’istruzione per corrispondenza; lo sviluppo di filosofie democratiche ed egualitarie; l’applicazione delle telecomunicazioni all’educazione; lo sviluppo delle teorie dell’istruzione programmata.

Wedemeyer usò, negli anni ‘60 e ‘70 tre termini per simili programmi di istruzione: “studio indipendente” (independent study), “formazione aperta” (open learning) e “istruzione a distanza” (distance education). 

Per lui si trattava di situazioni educative in cui un insegnate è in una relazione tutoriale continua con l’allievo; riteneva che la natura dell’apprendimento fosse completamente diversa se questa relazione non fosse avvenuta in quanto si sarebbe trattato di “self-study.

Wedemeyer fu critico con le scuole convenzionali e con l’istruzione universitaria e contribuì non poco alla crescita del consenso per l’istruzione a distanza in tutto il mondo.

Michael G. Moore, nel 1973 lamentava che i programmi di istruzione a distanza erano ostacolati da una scarsa attenzione a quelli che lui chiamava “macro-fattori” di un quadro teorico e cioè: descrizione, definizione, discriminazione, identificazione e costruzione.

Il suo contributo è consistito nello sviluppo di una teoria dell’istruzione  a distanza basata su “autonomia” e “distanza”. La sua attenzione si concentrò su tutte le forme strutturate e deliberatamente pianificate di insegnamento e di apprendimento fuori da situazioni d’aula. Per lui l’istruzione a distanza era un sistema educativo dove chi apprende è autonomo, è separato dall’insegnante in termini di spazio e tempo ed in cui esiste un medium di comunicazione non umano.

La sua visione portava a mettere assieme due tradizioni: l’insegnamento a distanza datato (con Noffisinger) agli anni ’40 del secolo scorso caratterizzato dallo studio auto-diretto che avveniva sotto varie forme nell’istruzione superiore americana ed il sistema tutoriale in vigore nel 19^ secolo alla Oxford University.

Moore riteneva che i programmi di insegnamento a distanza potessero essere classificati in relazione alla distanza tra l’insegnante e l’allievo e sviluppò complicati modelli per provare questa affermazione.

L’allievo autonomo (autonomous learner), secondo lui, procede nel suo apprendimento limitatamente diretto e guidato e può controllare gli input di insegnamento piuttosto che essere totalmente dipendente dal tutor per come procedere. Nell’insegnamento tradizionale, l’insegnate o il tutor ha il pieno controllo dei contenuti e del metodo di apprendimento e predispone i sussidi didattici coerentemente. Nell’apprendimento autonomo l’allievo può  scegliere cosa vuole imparare, a quale ritmo ed in quale ordine. L’autonomia dell’allievo è, pertanto, accresciuta dalla distanza.

B. Willien dell’università di Upsala sfida Moore e mette in dubbio il fondamento logico di tutte queste posizioni nel suo lavoro: “apprendimento auto-diretto ed istruzione a distanza” pubblicato nel 1987.

Altri due post sulle teorie della FAD

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