Uno dei libri che mi ha maggiormente ispirato in questi ultimi anni è “Engine for Education” scritto da Roger Schank nel 1995 ed il sotteso concetto di “forme naturali di apprendimento”, che contrappone a quelle “formali”.
Schank, che è anche un attento ed acuto studioso della dimensione strategica dei sistemi scolastici, a fronte dei fallimenti dei sistemi educativi tradizionali basati su curricoli organizzati attorno a discipline e relativi contenuti, propone per gli stessi, una diversa impostazione strategica imperniandoli sulle modalità attraverso le quali le persone apprendono nella vita di tutti i giorni.
La criticità che lui vede nell’educazione formale è che questa è tutta imperniata su risposte che gli insegnanti forniscono (attraverso l’insegnamento) a domande che gli allievi non hanno mai fatto…..
Le forme “naturali” di apprendimento che Schank identica e sviluppa nel citato libro sono (le cito in inglese in quanto, spesso, nella nostra cultura pedagogica non esiste un equivalente semantico):
– learning by doing
– learning by experience
– learning by reflection
e suggerisce 5 teaching archtecture che sfruttano, in ambiente simulato (la scuola) queste forme naturali
– simulation-based learning by doing
– incidental learning
– learning by reflection
– case-based teaching
– learning by exploring
Nel libro Schank illustra casi di utilizzo delle tecnologie all’interno delle citate architetture d’insegnamento.
La scorsa settimana all’iLearn Forum a Parigi Richard Straub CEO IMB per l’Europa, ha citato una ricerca del Ministero USA del commercio secondo la quale l’80% dell’apprendimento che le persone usano nel proprio lavoro è di tipo “informale” !!!!! Non so se sia proprio l’80, ma il dato non dovrebbe sorprendere ….