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La rete, come la vita, riserva talvolta anche delle amarezze. E’ evidente che le persone sotto stress danno il peggio di loro stesse, io compreso.

L’input all’amarezza, stavolta, è stato un incidente di percorso verificatosi in questo mio blog. Nella foga delle discussioni, una persona si lasciata prendere la mano è ha citato il blog di una collega, secondo lei , di poco valore didattico. Pareri.

La malcapitata (o il malcapitato, non è dato a sapere dato l’assoluto anonimato che avvolge chi gestisce quel blog) ne viene a conoscenza (maledetti ping-back) e, comprensibilmente, se ne risente. Fa un post agguerrito, tutto all’attacco, tutta un’offesa, dura, durissima. Da denuncia. Chiama a raccolta i propri fedeli è giù mazzate sulla capa  della povera offenditrice primaria. Un vero e proprio linciaggio di gruppo. Disgustoso per due ragioni.

Primo, perchè si è trattato di un’aggressione organizzata e di gruppo ai danni di una terza persona.

Secondo, e questo è il punto, perchè si è innescata una nuova guerra tra poveri. Una guerra tra insegnanti. L’ennesima guerra tra insegnanti.

In un momento storico e culturale in cui la scuola libera, la scuola pubblica è sotto attacco istituzionale, in un momento in cui sarebbe necessario coalizzare le energie per far fronte comune contro il vero nemico della scuola, cosa si trova il tempo di fare? Ci si fa la guerra –  e che guerra – tra chi è già cornuto e mazziato.

L’incidente che cito non è caso peggiore di tanti altri; è l’emblema, la metafora dell’impotenza del corpo insegnante a farsi sentire, a incidere nelle scelte politiche.

La rete è luogo di tante, ottime iniziative di valorizzazione dalla base della buona scuola (La scuola che funziona è solo una di queste) ma è anche luogo di divisioni, di azioni destabilizzanti interne.

Quando gli insegnanti capiranno che è giunta l’ora di darsi una mossa e saranno capaci di individuare il vero bersaglio da colpire, sarà, quello, il momento in cui la scuola e gli insegnanti , si rialzeranno in piedi.

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17 pensiero su “Guerra tra poveri”
  1. Sono venuta a conoscenza di questa vicenda solo al suo epilogo e fortuitamente.
    Non entro nel merito perché preferisco non riaprire la vicenda.
    Però una cosa la dico in coscienza: l’insegnante che ha chiamato in causa e parlato di quel post lo ha fatto a viso aperto, mettendo in gioco la sua identità e solo per difendere la sua idea di scuola. Quella stessa idea di scuola che io condivido anche se, ovviamente, quando si è sul campo ognuno ha la sua personalità e le sue sfumature.
    Questa insegnante ha parlato per passione e ha difeso le sue idee.
    L’altra ha agito nel modo che ha benissimo detto Gianni Marconato.
    E non aggiungo nulla se non che il clima che si respira nel blog in oggetto e la violenza delle espressioni usate è imbarazzante; è tale che mi è stato “psicologicamente” impossibile anche tentare di interloquire. E non sono certo una persona che teme di dire la sua. Ma in certi casi la forma è anche sostanza.
    Il mio unico commento possibile in questo momento è che ci si può solo dissociare dalla violenza: verbale scritta e di qualunque altro tipo.

    Nel merito di questo post, del quale non posso che apprezzare il contenuto, voglio però aggiungere che il “bersaglio” di cui si parla per me sono soprattutto l’ignoranza e l’arroganza (e tutti gli annessi).

    Sarebbe interessante approfondire e discutere anche sulla “professione docente” o come personalmente preferisco dire su “Il mestiere di insegnante e il suo ruolo sociale tra crisi e ricerca di nuova identità
    Sono a disposizione di chi vorrà affrontare fino in fondo questo discorso.
    Grazie GM

  2. Ho scritto sopra * Nel merito di questo post, del quale non posso che apprezzare il contenuto*
    A scanso di equivoci, e scusandomi per l’imperfezione formale, preciso che con questa frase mi riferisco al post del blog che stiamo leggendo. Essendo la questione spinosa preferisco essere pedante.
    Grazie.

  3. Caro Gianni,il vero bersaglio… sai che i miei colleghi e pure io, hanno preferito andare a lavoro con la febbre piuttosto che farsi togliere i soldi dallo stipendio? Come si dice, la salute al primo posto…e così un paio sono finite all'ospedale con la polmonite e altre "leggerezze" dello stesso tipo…e sono gli stessi insegnanti per anni hanno comprato carta, tempere, pennelli, colla ad uso della scuola…E nel forum sulle tecnologie di indire, oggi leggevo la delusione dei colleghi della secondaria di primo grado che hanno fatto corsi per le lim con "cocing" superficiali e scarsamente preparati nonostante i loro titoli altosonanti…e di più…ancora di più…quest'anno la mia scuola che da anni non riceve finanziamente per il rinnovo dell'aula multimediale, ha accettato computer vecchi in uso di comodato gratuito: così siamo diventati l'obiettivo preferito del Coseca…Ehm…mi sa che ho esagerato…ma almeno mi sono sfogata un po'…

  4. Si. E credo che si debba guardare al bersaglio da colpire come all'obiettivo da raggiungere che chiunque può perseguire, con il dovuto senso di responsabilità,​ nella maniera che ritiene migliore, in piena libertà.Se siamo tutti insegnanti, non credete che quell'obiettivo​ sia comune? Allora, perchè dividerci?

  5. E’ vero Nicoletta, e di storie di insegnanti, e non solo, venuti a scuola in condizioni impossibili (potrei dire estreme e narrare narrare… vite di scuola vere) e anche solo per non perdere la lezione ne conosco. In me suscitano anche tenerezza ed emozione.
    E se qualcuno avesse voglia di deridere chi si emoziona per la scuola e parla con affetto ai suoi studenti da 1 a tot anni… o ama il suo lavoro non solo perchè lo considera una sistemazione stabile… avanti, faccia pure.
    Noi siamo diversi.
    Io sto con chi compra i pennarelli e non generalizzo nemmeno su chi non li comprasse 🙂 .

  6. Si. E credo che si debba guardare al bersaglio da colpire come all'obiettivo da raggiungere che chiunque può perseguire, con il dovuto senso di responsabilità, nella maniera che ritiene migliore, in piena libertà.Se siamo tutti insegnanti, non credete che quell'obiettivo sia comune? Allora, perchè dividerci?

  7. Si. E credo che si debba guardare al bersaglio da colpire come all'obiettivo da raggiungere che chiunque può perseguire, con il dovuto senso di responsabilit

  8. Si. E credo che si debba guardare al bersaglio da colpire come all'obiettivo da raggiungere che chiunque può perseguire, con il dovuto senso di responsabilit

  9. Si. E credo che si debba guardare al bersaglio da colpire come all'obiettivo da raggiungere che chiunque può perseguire, con il dovuto senso di responsabilit

  10. Si. E credo che si debba guardare al bersaglio da colpire come all'obiettivo da raggiungere che chiunque può perseguire, con il dovuto senso di responsabilit

  11. Si. E credo che si debba guardare al bersaglio da colpire come all'obiettivo da raggiungere che chiunque può perseguire, con il dovuto senso di responsabilit

  12. giusto sono anni che dico che il verso "bersaglio" è altro da noi, poi anche internamente qualcuno dovrà rivedere il proprio modo di muoversi ma prima ci si deve ricompattare!

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