Il primo impatto: un parterre più adeguato al gruppo terza età del circolo dell’informatica che all’apertura di un convegno su e per l’innovazione. Non che noi “anziani” non siamo capaci di pensiero energico e innovativo ma fintanto che lasciamo le giovani leve fuori dal flusso delle decisioni, del potere, i nostri pur innovatori messaggi, non sono credibili.

Convegno di apertura: crisi, sviluppo e alta formazione

La malinconia per queste riflessioni lascia presto spazio a quelle che è musica per le mie orecchie: il rappresentante del ministero che sollecita all’abbandono della didattica trasmissiva a favore di una attiva, collaborativa; il rettore di Roma 1 (Sapienza) che invoca un’università per gli studenti e non per i professori; un boss dell’AICA, sulla settantina, tutto social network e twitter ….

Mi domando se non ci stiano prendendo per i fondelli. Basta parole; basta slogan; basta fare affermazioni “politically correct” e tutte orientate al desiderabile per poi continuare a fare quello che si è sempre fatto.

Si abbia il coraggio dell’essere conservatori (mica è un peccato) che almeno il discorso è chiaro.

Lucido, come sempre, Fulvio Andronico; “senatore” della didattica scientifica italiana con un passato eretico, che concludendo afferma, a proposito dei giovani  “evitiamo di dargli tutto tranne il necessario” .

Da segnalare il suo “teorema dello scienziato”, gustosissimo, rigoroso sviluppo logico-matematico, conclusione stringente: “chi meno sa più guadagna”, che detto così non dice nulla. Spero di recuperare la sua “dimostrazione”. Da non perdere.

Qualche dato sul rapporto economia e formazione ci viene da Claudio Gentile, direttore Education di Confindustria: dall’85 si è perso il 40% della popolazione scolastica. Serve il rilancio dell’istruzione tecnica, dei politecnici, una politica formative ed educativa. Nel medio periodo si avrà un aumento del lavoro con qualifica professionale medio-alta. Si ha un deficit di formazione nelle aree giuridico, scientifico, medico-sanitario, economico, statistico, ingegneria. Strano ma vero, la laurea triennale funziona. Almeno dal punto di vista di Confindustria.

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Un pensiero su “Da Didamatica 2010 – prime impressioni”
  1. Per quanto riguarda il rilancio dell’istruzione tecnica, obiettivo che sento sbandierare già da un po’, in Italia si verifica da parecchi anni un fenomeno piuttosto singolare: la disciplina che gioca forse il ruolo più importante nell’avvicinare i giovani e giovanissimi al fatto tecnico e al mondo del costruito e dell’artificiale – la Tecnologia nella Scuola Media, già Educazione Tecnica – ha sofferto di una progressiva e costante erosione oraria, rischiando addirittura (riforma Moratti) la definitiva estinzione. Logico, no?
    🙂

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