Recuperate le forze distrutte più dal caldo e dall’afa che dal lavoro richiesto, tento una (mia) prima ricostruzione di cosa è  stato il camp.

Prima alcuni dati: una sessantina di persone presenti in sala in modo intermittente, una trentina i contatti in streaming.

Gente venuta dalla Sardegna, dalla Puglia, dal Lazio, dal Piemonte, dalla Lombardia, dall’Emilia-Romagna e, in misura non preponderante, dal Veneto.

Per una iniziativa in presenza di un social network che ha avviato i suoi lavori 10 mesi fa, numeri di tutto rispetto.

La maggior parte dei presenti erano membri del network segno, questo, che molti dei membri del network “sentono” di appartenere al network, vivono il network come un’entità significativa (ovvio che questo non vale solo per coloro che erano presenti, tante altre persone “sentono” il network, pur non essendo state presenti). Un dato forte per il network stesso, un dato che fa ben sperare e che assegna, anche, delle grosse responsabilità al network.

LSCFcamp, un punto di svolta del network?

Più che di svolta parlerei di consapevolezza.

Consapevolezza di un significato che il network ha per gli insegnanti italiani, consapevolezza che il network – anche per effetto del manifesto degli insegnanti – può rappresentare un punto di riferimento per l’insegnante.  Parlare di essere già un punto di riferimento non sarebbe vero e sarebbe pura presunzione ma assumere l’obiettivo di diventare col tempo, col duro e intelligente lavoro, uno dei punti di riferimento culturale e professionale della classe insegnante italiana, il network lo può legittimamente assumere.

Lo può legittimamente assumere per la qualità e la quantità del lavoro fino ad ora svolto, per la capacità di lavoro dimostrata, per la forza di attrazione che ha, per la pluralità di punti di vista che esprime nel conseguire la sua mission, per il senso di appartenenza che i suoi membri hanno costruito.

Come procedere?

Credo che vada, innanzi tutto, difeso lo stile che fino a ora ci ha caratterizzato: la più assoluta libertà per tutti i membri di proporre piste di lavoro: nessuna “linea” editoriale, nessuna censura. Solo il network, con il seguito che spontaneamente dà alle diverse proposte, “legittima” i temi sui quali lavorare. Se un tema non è di interesse del network, sarà spontaneamente abbandonato.

Secondo, assumere a valore la pluralità delle prospettive dalle quali si lavora per l’ “obiettivo comune”: chiunque dovrebbe sentirsi libero di proporre la propria prospettiva e di farlo con i contenuti e nei modi che crede (unico vincolo, il rispetto dei punti di vista altrui).

Su quale sia/possa essere l’obiettivo comune, sulle possibili piste di lavoro, sui modo che a me sembrano adeguati alla realtà del network e su alcune tematiche, per me critiche per lì operatività del network, dirò la mia in la scuola che funziona

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3 pensiero su “Il mio LSCFcamp”
  1. per il secondo anno a causa degli esami universitari non sono potuta venire 🙁 …speriamo per il prossimo anno …. intanto tra un ripasso e l'altro continuo a sbriciare tra le tue chicche on line ;-)… spero che per te almeno sia ora di vacanze meritatissime del resto 😉 ciao

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