Partecipo volentieri alla discussione che in questi giorni anima alcuni blog: l’impatto del così detto web 2.0 nella scuola ed oltre. Tutto pare essere iniziato con una serie di slide di Stephen Downes sulle tendenze e sull’impatto delle tecnologie, soprattutto quelle 2.0, sulla formazione e sull’apprendimento e sugli strumenti di collaborazione (2.0, of course). Di quest’ultima serie trovo interessante la distinzione che viene fatta tra “gruppo” e ”network”.

Ne hanno parlato Gigi Cogo invitando ad andare oltre le etichette, Antonio Fini che si domanda se la scuola sia irriformabile, Mario Agati che, da insegnante riflessivo e disincantato continua a dimostrare (a se stesso ed agli altri) che qualcosa si può fare.

Le radici della questione sono ben poste da Gray Stager che, compiendo un ampio excursus storico, si domanda perché gli insegnanti non facciano uso delle tecnologie 2.0. Qui si innesta Stephen Downes che, con la sua consueta abilità di proporre mille link pertinenti, amplia il discorso e sostiene che la scuola, di fronte alle nuove opportunità offerte dalla tecnologia, non sembra aver capito nulla da decadi di riforme e cambiamenti.

Da tutto questo intreccio di riflessioni, il tema che a me preme evidenziare è quello dell’ (apparente?) impermeabilità della scuola alle sollecitazioni che provengono dalla società e dai cambiamenti. Della sua, sostanziale, irriformabilità.

Confesso, vergognandomene, una certa rassegnata adesione a queste posizioni.

Si cambia poco, quasi nulla; stop and go, avanti adagio ed indietro tutta.

In perenne movimento ma sempre al punto di partenza.

Politica debole, certamente. Le dinamiche della casta (nel senso adesso in voga) autoreferenziata. Un sindacalismo conservatore che, nella scuola, non ha avuto quel ruolo propulsivo per il miglioramento del sistema che ha avuto – ad esempio – nell’industria privata.

A prescindere dalle cause, quali le conseguenze?

Una scuola lontana dalle esigenze della società e delle persone che la abitano. Una scuola che non fa quello che dovrebbe fare. Uno spreco di risorse; uno spreco di opportunità.

Una opportunità sprecata, nel senso del 2.0, mi dispiace in modo particolare: il fatto che la scuola non sia in grado di preparare le persone ad usare alcuni “strumenti” (cognitivi, prima di tutto) indispensabili nella società della conoscenza e dei cambiamenti continui.

E’ ampiamente condiviso che sia necessario:

  • apprendere sempre
  • comunicare
  • collaborare
  • condividere
  • esplorare
  • essere capaci di network
  • essere costruttori di conoscenza

Chi, se non la scuola, dovrebbe insegnare a fare tutto questo? Se “da grandi” non siamo in grado di imparare da soli, se rimaniamo chiusi nel nostro orticello, se ci limitiamo a gironzolare passivamente per il web, se non sappiamo valutare ciò che qui troviamo, se …. è perché nessuno ce lo ha insegnato e la colpa è di chi doveva farlo e non lo ha fatto.

Per fortuna che noi impariamo anche senza la scuola e nonostante la scuola.

Per fortuna che un movimento dal basso (i blogger, i visionari del 2.0, quelli del pensiero debole, quelli che…. se non è BarCamp non ci vado…) supplisce, per quel che può, a tutte queste carenze istituzionali.

Be the first to like.

3 pensiero su “Sempre in movimento, sempre allo stesso punto”
  1. Mi piace il tuo approccio. Io non mi abbatto, ed anche quest’anno mi darò da fare per promuovere – mettendoci la mia faccia ed il mio quotidiano lavoro da insegnante – un uso intelligente, consapevole e critico delle (nuove) tecnologie educative. Ma vengo da un paio di settimane di collegio docenti, consigli di istituto, giunta, consigli di presidenza, consigli di classe, gruppi disciplinari, commissione orario… e… e ti posso garantire che è piuttosto complicato ritrovare energie per avere una visione ottimistica – NON del MIO lavoro, ma – della scuola attuale. Meno male domani il vecchio convento che ospita la mia vecchia scuola tornerà a riempirsi di ragazzi, ed allora sarà un po’ più facile guardare al futuro… Buona vita.

  2. Agati,
    avrei potuto scrivere le tue medesime considerazioni!
    La mia scuola si riempie di ragazzi Lunedì.
    Nonnepotevopiùùù…. degli adulti 😉
    buon a.s.!
    g

  3. riempie di ottimismo sapere che andare in classe scatena energie. Auguri per il nuovo anno di guerra 🙂
    Gianni

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.