Premesso che sono convinto che la vera demolizione della scuola pubblica la hanno fatta gli 8 miliardi di tagli dal 2008 ad oggi e la fa quotidianamente la burocrazia totalizzante e pervasiva che toglie tempo ed energie per azioni più utili per lo scopo primo della scuola (che val la pena ricordare sia l’imparare), non va sottaciuta l’altrettanto sistematica demolizione della scuola che avviene dal suo interno. Cose che si percepiscono girando per le scuole, parlando con gli insegnanti, interagendo nelle diverse comunità on-line.
Difficoltà a collaborare tra colleghi per disinteresse, per resistenza passiva, per opposizione attiva. Agitando normative e dove anche le briciole di aggiornamento sono oggetto di estenuante trattativa sindacale. Non di rado dirigenti che pilatescamente lasciano che le opposte fazioni si sbranino e si annullino tra di loro, quando non si schierano: divide et impera. Cose che si imparano a scuola.
Tra i tanti testimoni di questa destabilizzazione interna, arriva da tale Tommaso Montefusco, Dirigente scolastico a riposo (con 43 anni di servizio effettivo, per sua stessa definizione) che scrive una lettera pubblicata su Orizzonte Scuola dove si focalizza sul “terzo incomodo”, quel terzo (a suo dire) di insegnanti che è il vero ostacolo per ogni cambiamento:
Occorre riconoscerlo: circa un terzo, probabilmente anche più, dei docenti della scuola italiana rappresenta un serio problema per qualsivoglia politica tesa al rinnovamento, all’innovazione metodologico-didattica e tecnologica, all’etica professionale.
Si, i docenti sono il cuore della scuola e di ogni cambiamento (o di conservazione). Gustosa e terrificante la sua profilazione del tarlo delle aula (mia “definizione”):
… un terzo di loro, forse anche di più, guarda altrove. Nessuno mai li ha formati per insegnare; gli altri almeno si son fatti da sé, ma loro no, tetragoni dinanzi al nuovo; le conoscenze acquisite sono ferme agli anni universitari; mostrano fastidio e disinteresse per tutto ciò che risulta sperimentale oppure diverso da quello che hanno visto e vissuto da alunni; vivono nella routine più solida e collaudata; irridono alla stragrande maggioranza dei colleghi che si impegnano di più, che lavorano anche per loro e dei quali scopiazzano programmazioni, tracce, griglie, ironizzando non di rado sui tentativi d’innovazione che questi compiono; si rifiutano di leggere circolari, documenti, ordinanze ministeriali, leggi, fidandosi sulla tradizione orale; chiedono l’elargizione a pioggia delle poche risorse disponibili; ferocemente avversi ad ogni sorta di meritocrazia; severi e intolleranti con gli alunni quanto opportunisti con se stessi, pronti ad utilizzare ogni artificio di legge per qualche giorno di assenza oltre il lecito; la giornata libera deve essere abbinata inderogabilmente alla domenica per il probabile weekend; litigano per avere un orario di lezione su misura; si trascinano nei corridoi con stanca andatura sin dalla prima ora; quantità e qualità del lavoro svolto in classe non pervenute.
Di chi la colpa di tutto ciò? Secondo il Nostro, anche i DS hanno un’incidenza rilevante, soprattutto quando non sono in grado di governare i processi.
E i presidi, l’USR, il MIUR, deputati a vigilare perchè la scuola funzioni, in buona misura stanno a guardare. Si dirà che i Dirigenti scolastici non hanno mezzi e poteri per intervenire. E’ solo parzialmente vero. Alcuni cercano solo il quieto vivere, si dedicano a tanti progetti, sono obbligatoriamente alle prese con carte e scartoffie, sono oberati da responsabilità e compiti …. a fronte dei quali sono in realtà “irresponsabili”, nel senso che non sono in grado di determinarne i processi, ma anzi li subiscono. Tutto ciò li tiene lontani dalla “vigilanza” sulla didattica. Eppure verso il terzo incomodo potrebbero fare un po’ di più; …….
Dopo numerosi i suggerimenti ai colleghi, è la volta dei sindacati, tutto sommato, conniventi.
E poi, soprattutto i sindacati stanno a guardare. Essi, con la loro politica avversa alla meritocrazia …… di fatto, piaccia o no, coprono e agevolano questi docenti nella loro attività di visitatori delle aule scolastiche …….. I sindacati amano applicare la politica delle larghe intese … con MIUR, con USP e con USR, presso i quali amano ritagliarsi spazi di “potere” in diversi ambiti, spazi che sono loro concessi per una politica di appeasement, per un consociativismo di piccolo cabotaggio.
Tra le proposte per rinnovare la scuola, una mi pare di particolare significato e riguarda un aspetto del reclutamento: l’attenzione anche alle caratteristiche psicologiche del potenziale nuovo insegnante:
… reclutamento dei docenti da ridisegnare, abbinato a test attitudinali, come si usa fare per assumere i militari o i dirigenti europei o i funzionari delle aziende private, in quanto non è possibile lasciare una classe di bambini o di adolescenti nelle mani di persone che non sono all’altezza di “governare” una classe;
A mio avviso sin troppo morbido su questo aspetto: insegnare è un mestiere difficile che espone a non poco stress chi insegna e, per questo aspetto, non tutti possono, o potrebbero, fare l’insegnante.
Interventi anche nella selezione dei dirigenti:
…. dirigenza da rivedere nei poteri e negli stipendi. Anche i concorsi per dirigenti sono da rivedere; anche per i dirigenti, oltre le prove concorsuali di rito, sono necessari test attitudinali e valutazione reale e non virtuale, come finora accaduto. Un caso assai emblematico, degno di Report, sono le Commissioni di concorso per D.S.
Nella sua lettera Montefusco ribadisce più volte che la scuola è fatta prevalentemente di “bravi” insegnanti (anche se parecchi altri insegnanti propendono per percentuali invertite), ma con il suo intervento non è certamente cerchiobottista mette in luce un problema con cui misurarsi. Da sempre sono convinto che salvare tutta la scuola, tutti gli insegnanti, non si fa un buon servizio né alla scuola, né agli insegnanti.
Link diretto al contributo
http://www.orizzontescuola.it/news/lettera-terzo-incomodo-ovvero-docente-che-non-vuole-rinnovare-se-stesso-e-scuola
[…] in una serie di commenti in Facebook ad un mio recente post solleva una questione importante per capire cosa succede a scuola, fatti troppo spesso coperti per […]
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