Il costrutto “ambiente di apprendimento” da un po’ di tempo è entrato a far parte del lessico professionale comune e come spesso accade quando un concetto prende piede e si diffonde, il suo significato originario cambia, si inquina, viene piegato agli interessi degli uni e degli altri.
Ecco, allora, che sedie e tavoli/banchi colorati diventano “ambienti di apprendimento”, che un’aula fatiscente non è un “ambiente di apprendimento” ideale e le piattaforme digitali delle case editrici diventare “ambienti di apprendimento”, ovviamente, innovativi.
Detto, quindi, che ognuno può dare del costrutto l’interpretazione che crede, che gli è più utile, quale contributo posso dare allo stato dell’arte?
E’ da tempo che mi cimento con gli ambienti di apprendimento. Ho scritto, ne ho sviluppati, ho fatto formazione (e ne faccio). Ho avuto come maestro David Jonassen che mi ha accompagnato nel mio percorso epistemologico ed operativo (abbiamo, anche scritto qualcosa in italiano che spero la burocrazia possa presto consentirci di pubblicare).
L’ultimo lavoro fatto su questo tema mi ha consentito di lavorare davvero bene e di ottenere ottimi risultati grazie ad una quarantina di insegnanti (infanzia, primaria e secondaria di primo grado) molto motivate e che hanno lavorato tantissimo e quattro DS che hanno fatto tutto quanto possibile per massimizzare gli investimenti (soprattutto il tempo delle insegnanti).
Poca aula, abbastanza lavoro a distanza e tantissimo lavoro in piccoli gruppi.
A lavori completati abbiamo riesaminato gli ambienti progettati e sperimentati ed abbiamo estratto da quelle pratiche preziose indicazioni per attivare ambienti di apprendimento efficaci. Indicazioni che non mi pare esagerato assumere come un vero e proprio frame concettuale a valore generale.
Insomma, una teoria estratta, non astratta.
Ecco, quindi, quali sono le caratteristiche che hanno gli “ambienti di apprendimento” sulla base delle sperimentazioni che una quarantina di insegnanti ha realizzato. Una quindicina di ambienti differenti ed una ventina di classi coinvolte, dall’infanzia alla secondaria di primo grado.
Un “ambiente di apprendimento” è una configurazione didattica dove:
- Si utilizzano contesti autentici per la didattica;
- Si sviluppano prodotti autentici
- Si utilizzano nelle attività di apprendimento le esperienze degli studenti;
- Si ancorano le teorie, i contenuti, le abilità da apprendere ad esperienze;
- Si dà agli studenti la responsabilità dell’organizzazione e della gestione delle attività di apprendimento;
- Si mette a disposizione degli studenti un’ampia gamma di risorse (contenuti, tecnologie, supporto, contesti);
- Si favoriscono le capacità di autoapprendimento degli alunni;
- Si ha fiducia nelle capacità e si valorizzano le risorse in possesso degli studenti;
- Si consente agli studenti di lavorare come “professionisti” di un dominio di conoscenza;
- Si assicura un costante presidio didattico delle attività;
- Si collegano le attività scolastiche al mondo reale;
- Si utilizzano tutte le opportunità di apprendimento offerte dai contesti e dai compiti autentici;
- Si attivano contesti di lavoro e apprendimento aperti, non strutturarti per rendere possibile apprendimenti non previsti, prevedibili, serendipici;
- Si favorisce una costante attività metacognitiva;
- Si valutano gli apprendimenti con modalità autentiche.
Andando alla letteratura sulla tematica possiamo rinvenire in queste specifiche la quasi totalità delle concettualizzazioni e delle pratiche che differenti autori identificano come caratteristiche degli ambienti di apprendimento.
Queste esperienze, proprio per la loro diversità di contesti e pratiche, hanno anche arricchito le definizioni classiche con la messa in evidenza di tante aree di attenzione che rendono ancor più efficace l’azione didattica.
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Il progetto di cui parlo è finanziato dal Miur e dall’USR dell’Umbria sulle Indicazioni Nazionali per il Curricolo del primo ciclo di istruzione in cui il topic scelto era la relazione tra Ambienti di Apprendimento e competenze scientifico-matematiche e di lingua inglese con la partecipazione degli IC Bettona – Cannara, Assisi 2, Assisi 3, Convitto Nazionale Principe di Napoli
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