bauman

Sono mille le ragioni per le quali una didattica trasmissiva non è più funzionale agli scopi dell’istruzione agli inizi del terzo millennio: la natura del sapere contemporaneo, gli approcci alla conoscenza, gli scopi della conoscenza, il ruolo della scuola e dell’insegnante.

Ogni forma di didattica che adottiamo è funzionale all’apprendimento:

  • Dei “contenuti” che in un determinato periodo sono da apprendere;
  • Agli obiettivi di apprendimento che devono essere conseguiti;
  • Alla funzione socialmente assegnata alla scuola;
  • Al contesto socio culturale del tempo;
  • Agli obiettive e alle aspettative delle persone nei confronti della scuola e del proprio futuro.

Queste dimensioni cambiano nel tempo.

Ho cercato di definire in estrema sintesi due scenari, il passato ed il presente e di metterli a confronto.

Per prima cosa i fatti:

Didattica cambiamenti 1

 

Ogni cambiamento ha le sue implicazioni. Secondo me queste sono le più significative:

Didattica cambiamenti 2

 

Ci troviamo, oggi, in una realtà con non poche differenze per quanto riguarda la scuola :

  • Differenti obietti da conseguire;
  • Differenti «contenuti» con cui lavorare;
  • Differenti finalità assegnate alla scuola.

Servono, molto pragmaticamente, non pochi cambiamenti, servono nuovi approcci didattici per stare sul presente, per non essere ancorati ad un passato che non c’è più.

Per dirla diversamente (e con ben altro spessore), possiamo fare riferimento a Bauman che in una lezione tenuta  a Firenze nell’ottobre dello scorso anno ha coniato la pregevole metafora dell’insegnamento come un gesto balistico:

«Nell’antica Grecia …. l’educazione era affidata ad un maestro e gravitava su un modello di perfezione umana e virtù. Quel modello è stato ereditato dalla scuola e dall’università fino all’era post industriale». E per quel codice, spiega Bauman, la trasmissione della conoscenza avveniva «attraverso un meccanismo balistico ». Dalla cattedra, l’insegnante «sparava sugli studenti un missile di sapere» cristallizzato e «in modo univoco e diretto».

Tra i grandi cambiamenti che incidono sulla scuola, secondo Bauman, vi è anche internet che ha espropriato l’insegnante di una sua funzione tradizione: organizzare e trasmettere conoscenze affidabili e cristallizzate.

INTERNET è il paradiso della libertà » e «i social media sono gli antagonisti dei professori e degli insegnanti». I quali, se ancora intendono conservare un ruolo formativo nella scuola, non possono pensare di continuare a contrapporre «l’autorevolezza del vecchio modello “solido” di paideia » alle suggestioni dell’intrattenimento, il soft power del web. Perché oggi «i giovani possono rintracciare molte più informazioni utili a districarsi nella realtà in una pagina online del New York Times che in tutte le lezioni dei professori sui filosofi esistiti ». Prof e maestri si adattino ad uno stile pedagogico «liquido», flessibile, ed essi stessi ad «un apprendimento permanente».

Quale atteggiamento dovrebbe assumere l’insegnante per avere ancora un ruolo “educativo”? Un ruolo nuovo e di straordinaria importanza:

… per ritrovare quell’autorevolezza è necessario scardinare i vecchi schemi, «quelli sono giunti al termine», «un insegnante deve utilizzare missili intelligenti, diradare la nebbia informativa, selezionare, essere capace di correggere la rotta del processo di formazione della conoscenza, perché la realtà in cui viviamo è continuamente soggetta a perturbazioni e cambiamenti». L’istruzione, dunque, vincente è «flessibile», «il docente diventa un intercessore, un exemplum a cui ispirarsi ma da superare, che fornisce strumenti per capire cosa sia rilevante e necessario per affrontare la contemporaneità». E, quando non è possibile, deve «istruirci a navigare sui singoli frammenti».

Accogliendo, anche, le suggestioni “balistiche” lanciate da Bauman, mi vien da dire che il cambiamento più importante che è chiamato a fare l’insegnante oggi non è tanto nelle tecniche e negli strumenti del mestiere (si, ci sono anche quelli) ma nella percezione che ha di sé, nel ruolo che sente di avere, nello scopo per cui sente di dover lavorare. Mi pare sia, prima di tutto, una questione di nuova identità professionale. Non semplice, un cambiamento non meccanico

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2014/10/23/bauman-e-la-crisi-dellistruzione-social-media-antagonisti-dei-docentiFirenze07.html?ref=search

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