Premesso che non ha alcun senso estrapolare una pratica educativa da un contesto diverso socialmente, culturalmente e normativamente, ma quanto sta avvenendo in Finlandia ci può insegnare alcune cosette che possono andare bene anche da noi, almeno come modeste linee guida per sensate politiche scolastiche.
Per cambiare serve:
- Una visione pedagogica di una scuola per il futuro (dei giovani);
- Un piano di ampio respiro (7 anni);
- Forti misure di accompagnamento (soldi per la formazione degli insegnanti e per incentivi agli insegnanti coraggiosi);
- Obbligatorietà di sperimentazione in tutte le scuole (diverse settimane di nuova didattica).
Più o meno quello che sta avvenendo da noi per la certificazione delle competenze nel primo ciclo di istruzione!
Cosa si propongono di fare in Finlandia?
In Finlandia, da sempre, le politiche educative sono state ispirate con determinazione e coerenza da quelle che sono le condizioni dell’apprendimento. Ad esempio, una delle caratteristiche di quella scuola è di dare a tutta tutti gli studenti la possibilità di andare avanti predisponendo adeguati servizi di supporto per chi corre il rischio di rimanere indietro. Per i finlandesi uno studente perduto sono risorse sprecate; umane ed economiche.
Secondo questa logica, il nuovo passo che i finlandesi si preparano a fare è quello dell’abbandono dell’organizzazione scolastica e didattica per discipline. Lo scopo è banalmente quello di equipaggiare gli studenti con quelle risorse (conoscenza in azione, processi di pensiero, abilità personali e interpersonali) che li aiuteranno meglio ad inserirsi nella vita futura. Come persone, come cittadini e come lavoratori.
Superare le discipline per quella che chiamano “phenomenon teaching” o “teaching by topic”.
Esempi?
Un ragazzo che studia in una scuola professionale, alberghiero, avrà una “materia” che si potrebbe chiamare “servizio bar” che potrà prevedere elementi di matematica, lingue (per interagire con clienti di altra lingua), abilità di scrittura e di comunicazione.
In un contesto più scolastico, uno studente potrà affrontare il tema “L’Unione Europea” dove si mescoleranno elementi di economia, storia dei diversi paesi, lingue e geografia.
Ovviamente cambierà anche il setting della classe e le metodologie didattiche: postazioni di lavoro scomponibili, tecnologie, materiali per esercitazioni, project-based learning, problem-based learning, collaborazione, gruppi. Si attiveranno anche forme di “co-teaching” nella preparazione delle lezioni, quella che per noi potrebbe essere la progettazione interdisciplinare.
Vi è la consapevolezza che le scuole che andavano bene agli inizi del ‘900 non siano adeguate alle esigenze del 21^ secolo e si cerca di superare il modello di “…scuole come fabbriche di valutazione”.
Pare che anche in Finlandia ci siano resistenze ai cambiamenti: è “normale” che persone che hanno passato tutta la loro vita ad insegnare in un modo siano restie a cambiare il proprio approccio (affermazione loro, non mia).
Due questioni importanti:
- gli insegnanti che adotteranno il nuovo approccio avranno un piccolo riconoscimento economico;
- circa 7 insegnanti su 10 saranno adeguatamente formati.
In breve: SOLDI FRESCHI IMMESSI NEL SISTEMA.
Molto sensato anche l’approccio organizzativo all’innovazione: si andrà a regime nel 2020 (sperimentazioni in atto dal 2013) ed ogni scuola ha l’obbligo di introdurre un periodo di “phenomenon-based teaching” della durata di diverse settimane; in alcune zone, l’obbligo è di due sessioni plurisettimanali l’anno. Un approccio graduale ma incisivo
Le reazioni: miglioramenti nella valutazione (ma cosa e come si valuta?) e ….
We have really changed the mindset,” he said. “It is quite difficult to get teachers to start and take the first step… but teachers who have taken to the new approach say they can’t go back.
Difficile fare il primo passo, ma poi non si torna indietro.
Contemporaneamente alla riforma del sistema scolastico si sta ponendo attenzione anche a quello pre-scolastico con il progetto The Playful Learning Centre, un approccio “gioioso” all’istruzione dei più piccoli. Vi è l’ambizioso obiettivo di far diventare la Finlandia il paese leader nella messa a punto di soluzioni giocose all’apprendimento dei bambini.
Una dirigente di scuola con 249 bambini dai 7 ai 12 anni dice:
We want the pupils to learn in a safe, happy, relaxed and inspired atmosphere.
Imparare in un’atmosfera sicura, felice, rilassata e ispirata.
Obiettivo impossibile qui da noi? Se andiamo avanti con la logica della “buona scuola”, certamente si.