Capire competenza
Da un po’ di tempo sono tornato ad occuparmi di “competenza” * lavorando nei contesti della scuola del primo ciclo e dell’obbligo formativo e mi sto accorgendo di quanta difficoltà si faccia a rendere operativo questo paradigma in ambito educativo.
Sarà perché questo approccio è nato in ambito lavorativo e che è stato adattato (maldestramente) a quello educativo, sarà perché l’operatività della competenza richiede anche un contesto organizzativo, logistico e normativo specifico e diverso da quello per un’istruzione basata sulle discipline, ma il problema sta anche in qualcos’altro.
Mi sono fatto delle idee confrontandomi anche con colleghi e ho la sensazione (quasi una certezza) che il problema stia nel capire la competenza.
Troppo spesso ci si mette al lavoro con tanta buona volontà ma poca preparazione, si “fa” progettazione e didattica (ma poca valutazione) per le competenze ma senza aver “capito” l’oggetto di cui ci interessiamo.
  • Cosa è la competenza?
  • Quali sono le sue componenti?
  • Cosa ha di differente la competenza dalle abilità?
  • Che relazione c’è tra i contenuti disciplinari e la competenza?
  • Come si manifesta la competenza?
  • Cosa bisogna formare per la competenza?
  • Cosa si rileva e si valuta per determinare la competenza?
Se non si è in grado di rispondere (con competenza) a queste domande diventa difficile progettare e gestire percorsi didattici per le competenze.
Prima di “fare” competenza bisogna “capire” la competenza nel suo significato più pieno.
Non si può fare didattica meccanica per la competenza applicando quattro ricette; fare didattica per le competenze non è eseguire una procedura.
La didattica per le competenze (come tutta la didattica, del resto) è una continua risoluzione di problemi, è un continuo cogliere l’attimo, è un continuo cambio di direzione. Ma è anche un saper dove andare e cosa si sta facendo.
Una volta capito la competenza si aprono numerose altre questioni come:
  • la revisione dei modelli mentali sul proprio ruolo didattico (è la questione, tutta psicologica e cognitiva, del “cambiamento” in senso ampio);
  • lo sviluppo di specifiche competenze didattiche (ideazione, progettazione, gestione, valutazione);
  • l’identificazione del tempo necessario per svolgere tutte quelle attività extra aula che ogni didattica interdisciplinare o per progetti richiede (banalmente, o si fa una cosa o se ne fa un’altra; lavorare per competenze richiede, soprattutto all’inizio, tanto tempo);
  • l’identificazione sul piano istituzionale e organizzativo di un approccio sensato e sostenibile all’introduzione della didattica per competenze.
Ho visto approcci selvaggi o ingenui che non portano ad alcun risultato e inibiscono ogni futura possibilità di adottare approcci più utili. Bisogna, quindi, partire con il piede giusto, con la piena consapevolezza di cosa implichi, soprattutto a livello organizzativo, intraprendere come Istituto quella strada, con le necessarie risorse (€) per accompagnare il processo, insomma, con una buona strategia.
Altrimenti è meglio lasciar stare. Quanto meno per il rispetto che i nostri studenti meritano: se promettiamo loro una formazione e una valutazione delle competenze, tale deve essere. La competenza non è un incombenza burocratica. E’ la valorizzazione del lavoro dell’insegnante e di quello  dello studente.
*
Ho cominciato ad occuparmene quasi vent’anni fa, nel 1998, con dei lavori alla formazione professionale di Bolzano con un lungo progetto per le key skils (quelle che ora chiamiamo “di cittadinanza”) e con un tentativo (per la verità non ben riuscito per la complessità organizzativa dei cambiamenti necessari) di impostare il curricolo del percorso triennale per automeccanici per competenze. Ho fatto, anche, un lavoro per un consorzio veneto per declinare le figure dei manager delle delocalizzazioni nel tessile e abbigliamento in termini di competenza.
I miei riferimenti concettuali ed operativi sono stati quelli che a quel tempo erano i più solidi e più accreditati, quelli su cui si basava, e si basa, il sistema inglese di accreditamento delle competenze professionali,NVQs National Vocational Qualifications (Sistema ora gestito da Ofaual https://www.gov.uk/government/organisations/ofqual  ), un sistema coerente e ben strutturato di “outcome based assessment” con ruoli e procedure ben definite, con prestazioni determinate nelle tipologie e negli ambiti di dimostrazione, su descrizioni di competenza molto chiare e dettagliate ottenute attraverso functional analysis dove sono declinati elementi ed unità di competenza. Un sistema su cui mi sono formato per anni anche con stage in GB e che mi ha dato un imprinting determinante nell’approccio alla competenza.

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