Inizia Emilia Fortunata Corsi, dottoranda di ricerca a Macerata con “Philosophical e.argumentation”. Si tratta di una sperimentazione con le scuole superiori con lo scopo di rimotivare allo studio della filosofia legandola al vissuto degli studenti ed all’uso di strumenti loro familiari. Fa un aggancio concettuale all’apprendimento significativo. Il taglio didattico della sua sperimentazione è il filosofare come attività pratica. La nostra si dilunga (ed ascolto con interesse) su diverse accezioni del “filosofare” del “fare filosofia” per presentare il quadro concettuale che sosterrà il suo uso delle tecnologie. Nella sperimentazione utilizzerà in maniera massiccia i forum come strumento che favorisce il ritorno all’oralitá, al narrare, all’argomentare. Userà, infine l’applicativo Araucaria per diagrammare ed analizzare le conversazioni secondi i diversi approcci al “filosofare”.
Maria Cinque e Claudio Pensieri parlano di Attitudine degli studenti vrso l innovazione e la creazione di comunità di apprendimento, una esperienza svolta al Campus Biomedico di Roma (struttura formativa privata). Lo scopo è di fare, a Medicina, lezione in modo nuovo facendo partecipare attivamente tanto gli studenti che i docenti. Per questi ultimi, lo scopo del progetto è di aiutarli a produrre autonomamente le risorse didattiche. Non ho ben capito quali diavolerie abbiano usato (se non una infrastruttura WiFi, dei laptop, un certo “Ubliqutus presenter tool” per interagire sulle slide). Non pare che i risultati siano stati un gran che. I docenti non hanno modificato il loro modo di operare, il tempo che avrebbero dovuto dedicare alla propria formazione ed allo sviluppo di risorse didattiche veniva considerato “tempo sprecato”; solo gli studenti, pare, abbiano manifesto una qualche forma di atteggiamento favorevole ai “nuovi” modi partecipare alle lezioni.
Beate Weiland e Monica Parricchini dell’Università di Bolzano parlano delle valenze del blended learning in contesto universitario. Obiettivo della sperimentazione era di innovare la didattica laboratoriale usualmente di tipo teorico ed a didattica trasmissiva. Si è usato un ambiente digitale (Moodle), si sono realizzate attività di gruppo in aula con laptop. Gli elementi di utilità didattica sono riferibili all’aumento della riflessione e del confronto. Anche qui è stato necessario superare lo scetticismo iniziale degli studenti. Uno dei temi di maggior criticità (che con tagli differenti è ritornato anche in parecchi altri casi che sono stati presentati) riguarda il feedback che è necessario dare alle persone che lavorano ed interagiscono a distanza con il supporto delle tecnologie. Aumentano, sì, le interazioni, ma aumenta, anche, la necessità, di chi gestisce la didattica, di dedicare tempo al monitoraggio di queste ed alla cura del feedback.
Breve digressione con il pretesto della problematica sollevata da Weilad e Parricchini: La soluzione potrebbe essere che le persone non abbiano bisogno di feedback? che si abituino a non aspettarsi l’intervento del docente visto come l’entità che legittima il loro lavoro? Che gli studenti acquisiscano una sicurezza tale da non avere bisogno del feedback? Che si aiutino e si legittimino tra di loro? Questa parrebbe essere la prospettive indicata dalle relatrici.
Da un lato credo che se si sta agendo in un contesto educativo sia necessario avere sempre una presenza didattica, che in questi casi si esplicita attraverso il monitoraggio ed il feedback; dall’altro sarebbe utile auto monitorarsi ed, attraverso la riflessione anche condivisa, trarre le proprie conclusioni.
Una tematica aperta e di non facile soluzione.
Segnalo, per questa tematica, che in una successiva tavola rotonda sull’Intelligenza Artificiale (AI) di “nuova generazione”, si sono prospettate possibili soluzioni attraverso tecniche e strumenti di AI, quanto meno per l’erogazione di un tutoraggio di primo livello risparmiando, così, sul tempo (e sul costo) del tutor analogico. Staremo a vedere
Piergiuseppe Ellerani, Universtità di Bolzano,qui come referente scientifico di un progetto finanziato dalla Provincia di Trento per gli insegnanti delle scuole pubbliche, presenta il “blended ricorsivo tridimensionale”, una modellizzazione concettuale di quel progetto (DidaPat) che ha come infrastruttura tecnologica una integrazione di Joomla più Moodle, come modello didattico l’apprendimento cooperativo e l’enfasi sulle differenze di stili di apprendimento, una pluralità di ruoli coinvolti (da qui il “tridimensionale”).
Federica Brambilla Alberto Colorni e Nicola Padovani del METID; politecnico di Milano parlano di coaching didattico , matematica, teatro e strumenti online per la diffusione della conoscenza scientifica. Un bel progetto di sperimentazione di linguaggi diversi nelle scuole pubbliche milanesi di vario ordine. Si usano i “giochi” con un mix di collaborazione e competizione, il web, il teatro, il digitale …Da conoscere meglio il loro progetto Mathonline ed altri progetti di una certa complessità e difficili da “registrare” durante una presentazione fatta al (abituale) passo di carica per stare nei 15 minuti assegnati …
Veronica Mobilio, La Sapienza, illustra la sperimentazione Learning to Play LTP, gioco e tecnologie di rete al servizio della didattica universitaria. Si è parlato della sperimentazione di una piattaforma di videogame strategico con forum grafici nato da un progetto di tesi ed evoluto a sperimentazione didattica. Lo scopo della strategia didattica era quello di arricchire e rinforzare le attività d aula. Il modello è quello del social netwtorking. Le attività si sviluppano attraverso domande stimolo correlate ai contenuti delle lezioni in aula. E’ stata notata una elevata qualità delle riflessioni.
Ciao Gianni.
Mi permetto di correggerti: Parricchi e non Parricchini.
Grazie per i post, che mi consolano di non essere potuto venire… 😉
Ciao!
—
MC