Light Learning

È in arrivo -anzi: è già arrivato- l’apprendimento leggero, quello che impari senza fatica e soprattutto divertendoti.
Sono in arrivo, anzi, sono già arrivati, neo-pedagogisti (ovviamente digitali) portatori di nuove metodologie didattiche basate su app, su bot, su edutainment, sul gioco…..
Tutto all’insegna della facilità, del far poca fatica, dell’inseguire le passioni degli studenti, dell’adattarsi al loro “linguaggio”.
Salvo, poi, lamentarsi a scuola, gli insegnanti, che gli studenti non vogliono faticare, non si impegnano, non sanno indagare in profondità i contenuti, non sanno articolare un pensiero sostenendolo con opportune argomentazioni.
Stiamo compiendo il grande balzo dall’insegnamento all’intrattenimento: l”essere umano finalmente riscattato dalla fatica, anche quella di imparare.
Con l’apprendimento leggero stiamo formando teste e pensieri leggeri.
Lo stiamo facendo per formare persone in grado di risolvere problemi complessi.

Ma siamo certi che la logica “leggera” metta in condizione gli individui non già di risolvere i problemi, ma anche solo di individuarli, di analizzarli correttamente e, solo dopo questo imprescindibile passaggio, di ipotizzare soluzioni?

Ho il sospetto che il modello di scuola del futuro stia preparando i cittadini di domani per essere cittadini anch’essi “leggeri”, dove con il termine leggeri non si intende agili nelle strutture cognitive e risolutive, ma più semplicemente superficiali, facilmente trasportati dalle mode, dalla pubblicità, dal pifferaio magico di turno.

Con la nuova didattica, ovviamente digitale, non fai fatica, ti diverti e …non hai più nemmeno necessità di conoscere a fondo. È sufficiente che tu esegua correttamente il programmino che fa muovere un pupazzo.

Perché poi si debbano insegnare le strategie per muovere un pupazzo e non invece ad argomentare le proprie tesi secondo logica e cognizione di causa, questo rimane un mistero insondabile…

 

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