Un tema sempre aperto a proposito delle così dette tecnologie didattiche è “quali sono le nuove tecnologie”? Non è una questione di lana caprina perché le risposte che diamo ci portano dritto dritto a distinguere le innovazioni vere da quelle false.
Se guardiamo agli investimenti pubblici (gli investimenti di chi dovrebbe avere una visione strategica verso l’innovazione) per il miglioramento delle nostre scuole e di cioè che qui si impara, sembrerebbe che le nuove tecnologie altro non fossero i “contenuti digitali” e le lavagne interattive multimediali. Tutte cose per cui si spendono milioni e milioni. A tutti i livelli.
Sono convinto che queste non siano “innovazioni” (cioè fare cose nuove). Sono soluzioni inefficaci e semplicistiche. Questo è solo il vecchio che viene fatto con strumenti nuovi.
Cosa cambia nella didattica, come migliora l’apprendimento se invece di studiare in un libro stampato studio da un libro digitale?
Cosa cambia se invece di scrivere su di una lavagna di ardesia artificiale o di carta scrivo su uno schermo “magico”? Cambia e migliora il mio modo di insegnare?
I miei studenti imparano meglio? La mia risposta è un sonoro no. Tutto rimane come prima. Attraverso “contenuti digitali” e LIM non si innova un’H. Il modello didattico è quello di sempre, cioè la scuola trasmissiva. Cioè il modello stra-criticato da ogni parte; quello di cui si invoca, si supplica, il superamento.
Ed invece, cosa si fa? Si da una spolverata di silicio al vecchio e lo si contrabbanda per nuovo. Sarebbe da chiedersi perché lo si faccia.
Cosa sono, allora le “nuove tecnologie”? Quelle che consentono di fare cose diverse? Quelle che mi consentono di attuare una didattica non più incentrata sulla trasmissione di contenuti? Quelle che consentono ai miei studenti/allievi di imparare meglio? La risposta è: “la rete”.
Lavorare in rete, comunicare in rete, ricercare in rete, costruire in rete. Tutto ciò che si può fare con un PC collegato ad Internet usando, anche, i diversi applicativi più o meno nuovi che girano in rete, dai blog, ai wiki, alle community, tanto per fare alcuni nomi .
Sono tutti strumentini leggeri, accessibili a tutti con i quali si possono inventare tante attività di apprendimento, tante attività didattiche in cui si rende attivo lo studente. Attività in cui lo studente usa il pensiero, costruisce la propria conoscenza.
Strumenti che costano poco o niente. Ed è forse per questo che non sono oggetto di alcuna “politica” per la scuola.
Non credo che l’elearning debba sempre e necessariamente “migliorare” la formazione, in alcuni casi può rappresentarne semplicemente una modalità alternativa. Anche nella mia esperienza, quando si è cercato di replicare pedissequamente situazioni di formazione “tradizionale” replicandole con una mediazione tecnologica (es. la whiteboard online) i risultati non sono sempre stati positivi.
Condivido le tue considerazioni, a fare la differenza non sono le tecnologie ma il modo di apprendere e il peso relativo degli studenti nel rapporto didattico. Ora occorre piuttosto trovare modi per far funzionare questi nuovi modi nelle nostre vecchie organizzazioni.
(Tempo fa ne avevo parlato anche qui sul blog di elearnit)