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Roger Saljo, dell’Università di Gothenburg, LinCS, The Linnaeus Centre for Research on Learning , Interaction and Mediated Communication in Contemporary Society.

salijoSaljo è uno dei riferimenti contemporanei, con Cole, dell’approccio socio-culturale alla psicologia ed allo sviluppo della mente.
Il suo lavoro di ricerca ha portato a rendere operativo l’approccio socio-culturale in psicologia e l’approccio socio-costruttivista (= l’influenza delle condizioni sociali nell’interazione umana).
La relazione di Saljo ( Learning, technologies and access to the social memory) è su come, considerando come si preservano le conoscenze e le esperienze sociali attraverso le funzioni di documentazione, la mediazione tecnologica, per sua natura estranea alla mente umana, possa essere resa naturale (o ergonomica) e facilitare, così l’uso della stessa da parte dell’essere umano. Sviluppando il suo pensiero su queste basi, Saljo afferma che le tecnologie digitali rendono possibile esternalizzare (portare all’esterno, reificare) non solo informazioni ma forme complesse di pensiero, funzioni cognitive superiori come applicativi software per vari usi, motori di ricerca, calcolatori grafici, navigatori.
Le pratiche di documentazione (e gli strumenti che usiamo per farlo) co-determinano le nostre modalità di usare le nostre capacità intellettuali; strumenti “semplici” come il testo consentono l’esternalizzazione di informazioni e la stampa la loro distribuzione, mentre strumenti più evoluti – le tecnologie digitali, appunto – lasciano spazio a procedure più sofisticate e l’esternalizzazione di processi cognitivi più complessi.
Per Saljo l’apprendimento riguarda come le persone e la società trattengono le informazioni, le conoscenze e le abilità, le trasformano e le rendono accessibili alle generazioni future. E’ l’abilità di trasformarle e ri-contestualizzarle in modo che siano rilevanti per i bisogni del contesto; l’apprendimento si evidenzia nell’azione.
Con la mediazione di tecnologie digitali si ha una trasformazione dell’apprendimento: siamo in grado di gestire compiti complessi anche senza comprendere la sequenza delle operazioni che li rendono possibili (abbiamo fiducia nella tecnologie, la tecnologie è come black-box); apprendiamo dal complesso al semplice; la nostra comprensione delle cose è parte della pratica con quelle cose.
L’apprendimento nell’era digitale è metacomunicativo e richiede e sviluppa abilità meta-cognitive; è sempre meno meccanico e sempre più “concettuale” e “procedurale”.

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