In “elearningpaper” (una bella iniziativa del portale elearningeuropa) Pierre-Antoine Ullmo e Ulf-Daniel Ehlers nel loro editoriale affermano “Se analizziamo a fondo l’argomento, vedremo che molte promesse dell’e-learning non si sono ancora avverate” . Mi verrebbe da dire “bella scoperta!!!”. Non potrebbe essere altrimenti. In questo blog ho più volte fatto analisi e riflessioni sulla questione, ipotizzato le ragioni, indicato delle possibili vie d’uscita.
Mi sovviene, leggendo l’editoriale, quanto accadutomi un paio di anni fa quando, chiamato a fare due chiacchiere con i partecipanti ad un master “avanzato” per formatori inseriti tutti in amministrazioni pubbliche, sugli usi didattici delle tecnologie, in apertura, mi faccio raccontare cosa conoscano e/o abbiano fatto con le tecnologie.
Le risposte di coloro che avevano fatto qualcosa, sono state tutte concentrate in un range che va dalla delusione al fallimento.
Chiudo, apparentemente, l’argomento e chiedo di pensare ad occasioni, formali o informali, in cui hanno appreso e di riflettere sul perché del risultato positivo.
Numerose e ben concettualizzate le risposte.
Riepilogo e riesaminiamo le “condizioni” di un apprendimento efficace. Al termine faccio la domanda: “cosa avevano a che fare le attività di e-learning che avete citato con le conclusioni cui siete pervenuti?”.
Riflettono un attimo, si guardano negli occhi e dicono: “…nulla”.
Ed io, con malcelata soddisfazione, affermo: “ecco il perchè dei vostri fallimenti”.
….. avevano realizzato attività di formazione che non aveva realizzato alcuna delle condizioni in cui le persone apprendono nella vita reale.
Meditiamo gente, meditiamo ………